Nella foto presentata Venere. L’antica dea dell’amore è raffigurata in posizione reclinata, con la mano destra appoggiata sul cuscino. Guarda attentamente il dio della guerra, che le sta di fronte.
La scena si svolge in una grotta di mirto.
Marte è immerso nel sonno profondo, che non può essere interrotto dai fauni che giocano in giro, i personaggi più allegri della tela, raffigurati secondo l’antica tradizione come cornuti, dai piedi di capra e dalla coda. Si divertono con l’arma di Dio: uno soffia il guscio di Marte proprio nell’orecchio, l’altro mette il suo enorme elmetto in testa, il terzo, che striscia da sotto la mano di Dio, si adatta il pettorale. In breve, Marte è disarmato.
Ovviamente, l’immagine ha un significato allegorico, come tutto ciò che è associato all’antica mitologia. La sua idea principale: l’amore vince la guerra o l’amore vince tutto. Questo concetto generale ritorna alle idee dell’umanista italiano Marsilio Ficino, che, in particolare, sosteneva che Marte si distingue tra i pianeti, perché rende le persone più forti, ma Venere lo domina. Spesso, in congiunzione con Marte o in opposizione ad esso, non mostra proprietà scortesi e lo umilia.
Marte non domina mai Venere.
Oltre all’idea principale, gran parte del lavoro può essere spiegato in modo simbolico. Ad esempio, uno sciame di vespe si aggira intorno a Marte. Il fatto è che l’immagine è stata commissionata da un membro della famiglia Vespuchi e le vespe riflettevano un gioco di parole: “Vespuchi” – “Vespa”.