Cupido arco planante – Francesco Parmigianino

Cupido arco planante   Francesco Parmigianino

Parmigianino dipinto “Cupido, cipolle plananti”. Dimensione della pittura 135 x 65.3, legno, olio. Oltre agli affreschi della chiesa parmigiana di Santa Maria della Steccata, Parmigianino lavorò inizialmente in modo molto intelligente, riuscendo a scrivere di tanto in tanto piccole cose per i suoi amici.

Per il suo amico di vecchia data Knight, il pittore Bayardo, l’artista dipinse nel 1535 il dipinto “Cupido, piallando un arco”.

Ma poi Parmigianino si interessò all’alchimia, che lo fece raffreddare per il lavoro del pittore. Vasari si lamenta con tutto il cuore per questo: “Avendo riempito la testa di questo, e non pensando a belle finzioni e non pensando a pennelli o vernici, ha trascorso l’intera giornata nei guai con carbone, legna da ardere, boccette di vetro e simili sciocchezze su cui ha trascorse un giorno in più di quello che guadagnava nella cappella di Stekkaty in una settimana, e poiché non aveva altre entrate, doveva vivere, gradualmente si sciolse con le sue montagne, e ancora peggio fu che i membri della comunità di Stekkat videro che ha completamente abbandonato il lavoro e loro, come dovrebbe essere, lo sono Tè gli strapagati, ha intentato una causa contro di lui.

Pertanto, ritenne opportuno ritirarsi e una notte volò via con alcuni amici a Casalmajor… “Qui si allontanò in qualche modo dai suoi hobby alchemici, con grande gioia degli ammiratori del suo talento. Tuttavia, il rilancio per l’arte fu breve. Presto, Parmigianino tornò alle sue boccette e replica, trasformato da un giovane piacevole ed elegante in una barba inospitale, cupa, invasa da vecchio.

Questa trasformazione illustra vividamente il suo tardo autoritratto, quanto poco era rimasto di lui Ci guarda da un “Autoritratto in uno specchio convesso”.

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