Durante la vita di Paul Gauguin, molti scandali circondarono lui e le sue tele e una di esse fu collegata all’opera “Cristo nel giardino del Getsemani”, scritta nel 1889.
Questa storia ha attratto molti artisti durante la storia della pittura. Durer, Ge, Polenov, Dore, Kramskoy, Vrubel, Bernard e molti altri hanno nella loro eredità creativa un lavoro con questo nome. Ma nessuno ha osato ritrarsi nell’immagine di Cristo.
All’inizio del 1889, il pittore era appassionatamente interessato allo studio della Bibbia, a seguito del quale apparvero quattro tele raffiguranti Gauguin nell’immagine di Gesù. La tela presentata è una delle opere più vivide e famose. Grazie alla lettera conservata di Gauguin a Schuffenecker, è noto che per lo stesso pittore quest’opera ebbe un’enorme importanza.
Il maestro ha cercato di rappresentare il dolore del deserto, che si tratti di un uomo o di un dio. Di fronte al rovesciato idolo vengono lette sofferenze. Abbandonato dai suoi discepoli e seguaci, piegò tragicamente la testa.
Gauguin trasmetteva i suoi pensieri oscuri e la sua anima triste attraverso lo sfondo: oscuro, oscuro e misterioso.
I colori scelti da Gauguin sono cupi: il blu, il colore verde appare ancora più scuro sullo sfondo di una tavolozza luminosa che raffigura il volto di Cristo Gauguin. Il climax dell’immagine è una diagonale: lo spettatore guarda inconsapevolmente dalla faccia oscura di Gesù alle piccole figure sfuggenti di persone che lo lasciano.
È noto che Gauguin scrisse a Van Gogh di questa foto, che a quel tempo era gravemente malata, e si trovava al riparo di San Remy. Allo stesso tempo, lo stesso Gauguin ha capito che tipo di reazione potrebbe causare una determinata foto e più di una volta ha notato che non era destinato alla visione pubblica. “Lo terrò per me” disse il pittore.
Oggi, i critici d’arte notano che “Cristo nel giardino del Getsemani” era la tela, dove si legge più chiaramente il motivo della solitudine, che di tanto in tanto sfavilla in tutte le opere di Gauguin.