L’aspettativa tesa di un miracolo – l’arrivo dell’era di Maitreya, che cresce di immagine in immagine, riceve una “risoluzione” patetico-simbolica nel settimo e ultimo lavoro della serie – “Maitreya the Winner”. In mazze di nuvole scarlatte su un cavallo infuocato si precipita sotto lo stendardo di Shambhala il Beato Rigden-Dzhapo, signore del paese leggendario, che conduce il suo esercito all’ultima battaglia spirituale. Il cielo fiammeggiante illumina le vette delle montagne lontane, una costa rocciosa con caverne oscure, riscaldando con i raggi della speranza di un viaggiatore in ginocchio, congelato nella contemplazione della preghiera ai piedi di Maitreya.
L’immagine monumentale del Signore, scolpita nella roccia, come se legasse diversi piani spazio-temporali. “Due mani verso il cielo, come il richiamo di mondi distanti. Due mani verso il basso, come una benedizione per la terra. Sanno che Maitreya sta arrivando”, N. Roerich descrive l’antico rilievo roccioso vicino a Maulbek.
La combinazione delle categorie di passato, presente e futuro si realizza non solo nella logica del motivo tematico della trama, ma anche nell’immagine stessa di Maitreya, come se combinasse le tre ipotesi.
Il Salvatore del mondo – Maitreya, il simbolo della Nuova Era, “passa” visibilmente e invisibilmente attraverso tutte le tele della serie, proprio come i suoi messaggeri sono cavalieri rossi che si affrettano a eseguire “ordini di grande saggezza”.
La tela “Maitreya il vincitore” concentra e attiva non solo le principali caratteristiche ideologiche e semantiche, ma anche le caratteristiche stilistiche del ciclo. La pittoresca tavolozza dell’artista, costruita su una gamma severamente solenne di toni caldi e freddi contrastanti, raggiunge la massima intensità. Quindi, il colore rosa “compattato” in alo-cremisi, blu-bluastro – a viola, giallo oro – fino a marrone vellutato, cioccolato.
E questa intensa ricchezza di colori, combinata con una silhouette dura e un modo di scrivere ampio e temperamento, trasmettono un messaggio di energia straordinariamente potente alla tela.
I dipinti raffiguranti il Signore di Shambhala aprono e completano la serie. Nel primo caso, l’artista usa, come detto, le tecniche della pittura tibetana, in tutti i successivi – occidentali. La combinazione di due metodi pittorici apparentemente reciprocamente esclusivi nella creazione del segno-immagine simboleggia l’unificazione di est e ovest sulla soglia della comunità mondiale.
La serie Maitreya è diventata un punto di riferimento nell’opera di N. K. Roerich.
In questa serie, per la prima volta, i grandi simboli dell’Asia associati alla Fratellanza himalayana – Shambhala, Maitreya, Chintamani – hanno trovato una incarnazione pittoresca. Raccolti in un ciclo, hanno permesso all’artista attraverso un particolare motivo domestico, leggenda e leggenda di rivelare correttamente l’esoterista orientale, dando un suggerimento della Grande Realtà.
La serie insieme ai cicli ha segnato l’inizio di un nuovo periodo orientale nella pratica artistica del maestro, connessa con la comprensione e la riflessione del misterioso continente – il cuore dell’Asia. Il viaggio ha arricchito N. Roerich di immagini, temi, trame e colori insoliti suggeriti dalla natura montana stessa, che si rifletteva direttamente nel suo sistema pittorico. Il lavoro su queste tele ha infine formato le caratteristiche stilistiche del maturo metodo creativo dell’artista.