Il Museo di Nicholas Roerich a New York conserva un meraviglioso dipinto “The Wanderer of the Light City”, scritto dall’artista negli anni Trenta del XX secolo. L’immagine è piuttosto notevole in termini di caratteristiche della composizione, pittura a colori e complesse immagini metaforiche.
L’immagine centrale della tela è comprensibile, ma allo stesso tempo nascosta, mezzo rivale, simbolica. La figura del vagabondo viene rimossa in modo compositivo dall’immagine della Città della Luce. Di fronte a noi c’è un vagabondo con una borsa sulle spalle e un bastone.
La figura scura del viaggiatore in netto contrasto appare sullo sfondo della generale “leggerezza” dello sfondo.
I contorni del vagabondo sono indistinguibili, riassunti in una tonalità di colore singolo. Dalla sua figura oscura respira, proviene un sentimento di pesantezza, stanchezza, combinato con il generale sentimento di speranza associato all’immagine di luce finalmente raggiunta del Santo Tempio. “Cos’è questa strada se non conduce al tempio?” E, in effetti, i lunghi vagabondaggi e la ricerca spirituale dell’eroe lo hanno portato, infine, in un bellissimo e luminoso monastero di pietra bianca. Questo monastero ricorda l’immagine di un certo grande luogo santo, una vera città celeste, che è nascosta da sguardi casuali da qualche parte nelle profondità, tra i vasti splendidi spazi di montagna.
L’intera immagine del monastero, delle montagne e del cielo si fonde in un unico motivo di santità, il motivo di vagare e cercare lo spirito, il motivo della ricerca di questa eterna e difficile strada per il Tempio.
L’immagine spirituale del vagabondo trafigge la nostra comprensione e i nostri sentimenti con la profondità e la grande forza dello spirito. Il vagabondo è irremovibile nel suo impegno, nella sua meravigliosa fede e fortezza. Inoltre, la tela non ha solo profondi contrasti semantici, ma ha anche un colore o una pittura a colori speciali, che riflettono e rafforzano a modo suo l’intero insieme di questa componente spirituale di questa opera pittorica di Roerich.
L’immagine è stata scritta dall’autore a tempera, che enfatizza la morbidezza, l’ottusità dei colori, l’assenza di lucentezza artificiale e immagini riscritte. Il lavoro è implementato principalmente nella gamma fredda. Le sfumature di giallo limone diluiscono il rigoroso colore bluastro, ammorbidendolo e riempiendo l’eccesso di freddo con pezzi solari di questo complesso collage di colori.
Nel dipinto “The Wanderer of Bright City” il cielo ha una complessa struttura multistrato.
Il mix contrastante di blocchi caldi e freddi è levigato dalle immagini spettrali di nuvole pallide e nebbie rosa grigiastre. Tutto questo si confonde nell’aria prima dell’alba con vernici colorate fresche, in fuga o in crescita con una nuova forza. Il confine della transizione dal cielo all’immagine delle cime delle montagne è implicito e condizionato.
Il cielo e le montagne sono uniti in un unico sublime impulso. Montagne blu respirano freddo e nebbia, proteggendo e proteggendo la grandine di luce da tutti i piccoli, vanitosi, transitori. Il tempio, questa città santa sembra una chiara continuazione di questi valori così inaccessibili del cielo e delle montagne.
L’immagine della Città luminosa, quindi, funge da chiave, poiché è qui che i poteri dello spirito si uniscono e convergono. Bright City poteva sorgere solo tra il cielo alto e le grandi montagne. L’eroe della tela era in grado di sentire queste alte immagini del cielo e delle montagne, perché conducevano il vagabondo nella Città luminosa.