Pittura Stanze della Senyatura [1510-1511] Il dibattito sulla verità continua nella scuola ateniese, che adorna la parete opposta della sala. Questo è il più maestoso non implementato degli affreschi vaticani di Raffaello. L’azione si svolge qui sullo sfondo di un enorme tempio di marmo bianco; la sua facciata è decorata con statue colossali di Apollo e Minerva; uno dopo l’altro tre enormi archi che si estendono nelle profondità sono immacolati nella parete ad arco.
Ma questo tempio dell’antica saggezza è vuoto. Alla ricerca della verità, i filosofi ne escono; in contrasto con i teologi che si radunarono all’altare, sono divisi in gruppi separati sugli ampi gradini di marmo della scala. Platone e Aristotele, marciando sullo sfondo degli archi della navata della chiesa e l’azzurro del cielo, sono immersi per ultimo nella disputa, precipitando nella disputa.
Il Platone dai capelli grigi, che Rafael prestò a Leonardo da Vinci, indica con la sua mano verso il cielo come un segno che lo spirito è primario; Aristotele allunga il palmo della mano verso il basso nel segno che la materia è primaria.
I filosofi si affollano intorno a Platone e Aristotele e alle pareti del tempio, chiacchierando tra loro; il vecchio, avvolto in un mantello scuro, si perde nella meditazione; non lontano da lui un giovane, appoggiato a un muro e appoggiato un quaderno sul ginocchio, scrive in fretta qualcosa. La parte centrale dell’enorme scalinata di marmo è quasi vuota: qui il diogene cinico semi-nagico si sistemò in una posa rilassata, e sotto, rivolgendosi a noi, il filosofo naturale Democrito, che Rafael diede per assomigliare a Michelangelo, immerso nei pensieri.
Ai piedi delle scale sono i due gruppi più numerosi di filosofi che discutono: a destra, il gruppo di giovani che circondavano Euclide, che misurano qualcosa con una bussola su una lavagna; nel suo aspetto riconosce l’architetto Bramante; Un uomo maestoso nella corona reale con una sfera in mano, il grande astronomo dell’antichità Tolomeo, si avvicina ai matematici con la schiena, seguito da due giovani; Nelle vesti di uno di loro, lo stesso Raffaello è facilmente riconoscibile, il secondo – l’artista di Sodoma, che ha partecipato alla pittura dell’arco di Stanzi.
Un gruppo di filosofi a sinistra è immerso nello studio dei testi, sopra la spalla di uno di loro c’è un uomo con un turbante bianco, forse il grande filosofo orientale Averroè. Tutti questi numerosi personaggi, che colpiscono una varietà di sguardi, pose, gesti, divisi in gruppi separati, sono uniti da un ritmo comune, come se impercettibilmente nati all’interno di ciascun gruppo, spostandosi da un gruppo all’altro, inserendoli nel contorno di un ovale, strappato in primo piano, dove come se non si accorgesse dei contendenti, Democrito pensava profondamente.