La tela “La perdita dell’innocenza” del postimpressionista Paul Gauguin è stata scritta dall’artista durante l’acquisizione di una nuova “patria” in Oceania, l’isola del suo vecchio sogno, Tahiti. Non si può dire che la tela incarni pienamente lo stato emotivo dell’autore quarantatré anni. La visione provoca sentimenti contrastanti.
Da un lato, questo è un capolavoro indiscutibile in termini di importanza del lavoro di Gauguin nella cultura mondiale, dall’altro, una narrativa ingenua, ironica, ridicola nel senso di un’interpretazione caricaturale dell’uomo per strada.
Dividiamo l’immagine in componenti. Tanto per cominciare sulla tecnica della scrittura. Questo è impressionismo, ma capovolto dal Campo e trasformato secondo il flusso della sua stessa opinione su come dovrebbe apparire l’impressionismo di Hogogenism. L’artista ha sviluppato, o meglio, acquisito una tecnica personale per l’esecuzione di dipinti multicolori. Questo lavoro dimostra l’assenza di tratti sparsi e abbondante multicolore.
Ogni dettaglio, che si tratti di una collina, un campo, un cielo, una donna, è riassunto in macchie di colore piuttosto grandi di colore puro.
Gauguin, come al solito, lavora con il contrasto. Come richiesto dall’impressionismo, l’artista ha prescritto sfumature d’ombra con una miscela di viola, evitando il pigmento nero. Ma, a differenza della pittura classica, “The Loss of Innocence” ha una serie di dettagli con un chiaro contorno della sagoma, ad esempio un cane che giace sulla spalla della ragazza, i bordi delle colline contro il cielo, ecc. Questo contorno non contraddice la tecnica dell’impressione.
La combinazione di colori dell’immagine, nonostante l’abbondanza di sfumature rosse, è vicina a una temperatura fredda.
L’assenza di riflessi e mezzitoni conferiva a “Innocenza” un carattere piatto. Nel lavoro c’è un’incredibile ingenuità, sia nel display che nella trama stessa. Passa ora all’analisi diretta della narrativa. Secondo l’antica tradizione dell’Oceania, la privazione dell’innocenza era una cerimonia rituale. I migliori amici dello sposo si sono obbligati a prendere parte al sacramento della “prima notte” prima del matrimonio, proprio prima dell’inizio della cerimonia.
In altre parole, lo sposo è stato il secondo dopo un gruppo di ragazzi chiamati amici.
Per eseguire questa azione, la scelta dello sposo è stata tolta dal villaggio e quindi restituita alla promessa sposa. A giudicare dall’opera di Gauguin, lo sfortunato simpleton fu dimenticato nello stesso luogo in cui ebbe luogo il rito di iniziazione alle future mogli. Eccola, quella folla di amici sullo sfondo si allontana dalla giovane insoddisfatta.
Il fedele cane sorveglia lo svenimento della sua padrona e il fragile fiore tra le dita della “vittima” suggerisce la perdita dell’infanzia di ieri.
La trama, nonostante gli sforzi dell’autore e la scena che ha il diritto di vivere secondo le tradizioni “selvagge” dall’aspetto contemporaneo, si è rivelata una ridicola somiglianza con un’illustrazione di Crocodile. In realtà, la tavolozza stessa suggerisce l’umore giocoso dell’autore.