A cavallo tra il XV e il XVI secolo, Botticelli creò una serie di dipinti destinati a decorare le casse della chiesa sul tema della vita di San Zinovy, che nella sua giovinezza si convertì al cristianesimo ed era famoso per la sua eccezionale capacità di resuscitare i morti.
Creato in un successivo periodo di creatività predella “Storia di San Zinovy” racconta di quattro immediatamente dopo l’altro scene della leggenda. Sul lato sinistro della foto giace un ragazzo catturato sotto le ruote di un carro. La madre porta il bambino morto dal santo, che lo guarisce e torna dai suoi genitori.
Sulla destra vediamo il santo sul suo letto di morte.
Questo vescovo visse nel IV secolo, ma la storia fu spostata dall’artista nel suo ambiente contemporaneo. Tipi e backstage architettonico, tra i quali si svolgono eventi, ricordano lo spettatore di Firenze del XV secolo. Ad esempio, nella composizione “I miracoli di San Zinovy”, viene riconosciuta la piazza fiorentina di San Pietro Maggiore.
Le immagini rivelano una somiglianza con la pittura del limite dell’opera del pittore monaco fiorentino Fra Angelico della prima metà del XV secolo con chiari volumi geometrici di architettura, convessi, ma allo stesso tempo privi di figure pesanti, dipinti con chiari toni sonori.
Le strade nei dipinti di Botticelli sono spaventosamente vuote, i paesaggi sullo sfondo sembrano quasi privi di vita e il ritmo delle linee dalla calma e dall’angolazione si trasforma facilmente in fiammeggianti riccioli di tendaggi e gesti estatici. La dura semplicità del linguaggio pittorico del maestro e il senso di catastroficità espressi in una serie di scene di questo ciclo evocano associazioni con il comune potere popolare di presentazione e lo spirito infuocato delle prediche di Girolamo Savonarola.