Uno degli affreschi sopravvissuti di Villa Marcelli raffigura un gruppo di quattro giovani donne in antiche vesti romane, che si avvicinano a una giovane donna in piedi davanti a loro e le consegnano i loro doni. Si ritiene che questa sia Venere e le tre Grazie, che simboleggiano la castità, la bellezza e l’amore, ma al momento non ci sono prove di ciò.
Venere ha un ruolo da protagonista nel secondo affresco. Lei consegna il suo dono, avvolta in un velo, la sposa e lo sposo, accanto al quale si trova un cupido; in questo contesto, si tratta di un’allusione al matrimonio in onore del quale sono realizzati i murales. Venere è accompagnata da tre Grazie.
Lo sfondo della scena ed ecco il giardino.
Il dono simbolico accettato dalla sposa di Venere e delle sue ninfe è il più alto tesoro dell’anima, le virtù che determinano la perfezione morale e che adorna il bel volto di una donna.
Questa composizione è un atto peculiare di adorare la donna perfetta e desideri galanti per lei. Le figure leggere di Venere e Grazie sono delineate da una linea vibrante, ciascuna curva delle quali risponde alle sfumature delle esperienze emotive trasmesse nella composizione. La sua squisita bellezza esalta la combinazione di colori, che include una combinazione di beige dorato con una sfumatura rosa tenue e verde con viola tenue. Per la silhouette della sposa sono più caratteristici i contorni dritti e rigorosi, il suo vestito è dipinto in un colore spesso.
La composizione si basa sul ritmo di figure accoppiate, separate dall’eroina terrena dell’azione per soluzione spaziale.
Le immagini delle Grazie sono straordinarie per la loro grazia. Sembra che i loro capi leggeri di aria vibrino l’aria. Ma questa mobilità non è fisica, ma una natura celeste. Una morbida ondata di capelli cade sulle spalle, formando un alone dorato-rossastro intorno alla testa; i lineamenti del viso sono indicati dagli stessi contorni ondulati della sagoma generale delle figure.
Una linea tortuosa avvolge le figure, collegandole in armoniche armonie.