Nell’autoritratto di Edvard Munk vediamo la figura di un uomo con una sigaretta accesa, avvolta nel fumo bluastro del tabacco, progettata per aumentare l’espressività del viso dell’artista e della sua mano destra nella foto. In effetti, questo fumo diventa una cornice, una cornice per loro, che sale lentamente dalla manica destra alle tempie dell’artista; il candore abbagliante del polsino e del colletto ampio creano un ulteriore effetto limitante. Sottili pennellate di vernice rossa indicano vene gonfie sul dorso della mano, l’asta destra e la parte destra della fronte sono colorate in giallo.
Grazie a questa tecnica, l’attenzione dello spettatore si concentra sullo sguardo dell’artista, sul suo pennello forte e nervoso. Per una maggiore espressività, Munch abbandona i colori locali a favore di quelli principali. Ancora più importante, rifiuta quasi completamente il trasferimento realistico di qualsiasi sfondo.
Lo spazio in cui è collocata la figura dell’artista, come se crescesse da un certo abisso, è disegnato con colori ad olio sufficientemente liquidi, frettolosi, per lo più tratti rossi e blu.
Un volto accuratamente scritto e una mano con una sigaretta sono contrapposti dall’artista a una riproduzione quasi astratta dell’ambiente, e questo è ciò che rende l’immagine così vivace e spontanea. Ovviamente, il contrasto tra leggerezza e gravità zero della foschia blu delle sigarette e lo sguardo diretto, rigoroso e risoluto dell’artista, che aspira allo specchio, ha spesso spinto i critici a interpretare il quadro con il coinvolgimento di fatti tratti dalla biografia dell’artista, ma nella sua posizione tale coraggio e determinazione si sentono che diventa chiaro: è soprattutto interferenza nella sua vita e nel suo lavoro.
Al momento della creazione dell’immagine “Autoritratto con una sigaretta accesa”, in cui Edvard Munch cercava di comprendere la propria immagine e la propria personalità, l’artista aveva attraversato una parte considerevole della sua carriera creativa, che attraversava scandali, duro lavoro e infelicità. La malattia e la maggiore sensibilità accompagnavano lo sviluppo creativo di Munch e costituivano l’essenza della sua visione artistica.