Tra le opere dei tempi felici, un posto di spicco è occupato dal dipinto “Vista del lago di Nemi alla periferia di Roma”, scritto, apparentemente, intorno al 1825. In questa piccola tela, appartenente alle migliori creazioni della pittura di paesaggio russa, sono chiaramente mostrate le caratteristiche principali del nuovo sistema artistico di Shchedrin. La “visione del lago di Nemi” è estranea agli effetti deliberati che costituiscono l’essenza stessa del panorama accademico.
Nel generoso paesaggio non ci sono né boschetti classici, né cascate, né maestose rovine; l’idealizzazione lascia il posto a una ricostruzione vivace e veritiera dell’immagine della natura.
La base del nuovo metodo non è la “composizione” del paesaggio, ma l’osservazione diretta e accurata della natura. Un sentiero stretto, fiancheggiato da alberi secolari, si snoda lungo la costa e conduce l’occhio dello spettatore alla profondità dell’immagine. In primo piano ci sono diverse figure: due contadine parlano sulla spiaggia, un monaco sta camminando e il ragazzo guida un asino dietro di lui. Ulteriore visibile calma acque calme del lago; nelle profondità, chiudendo l’orizzonte, una montagna alta e boscosa sta diventando blu.
Una luce soffusa e diffusa inondò il quadro, attraverso i rami degli alberi sul sentiero sabbioso il riverbero del sole cade, l’acqua luccica di argento al sole e un velo d’aria trasparente avvolge oggetti vicini e lontani.
La padronanza realistica dello spazio è una delle principali conquiste di Shchedrin in questo quadro. Non ci sono già ali o pietre miliari di oggetti che segnano la profondità. La prospettiva lineare è stata sostituita dall’antenna. È vero, i tre piani tradizionali sono ancora conservati nella foto, ma la strada che li porta in profondità li collega tra loro e rende lo spazio continuo.
L’artista non è più soddisfatto della riproduzione veritiera di singole parti; cerca l’integrità dell’impressione generale e l’unità organica di tutti gli elementi che compongono il paesaggio.
La trasmissione della luce e dell’aria, l’unità dell’illuminazione, il collegamento di oggetti e piani spaziali, è il mezzo principale con cui l’immagine acquisisce questa integrità. Il pittoresco sistema sviluppato da Shchedrin basato sullo studio della natura all’aria aperta, apre una nuova pagina nella storia del paesaggio. Non sorprende che l’innovazione del maestro russo non sia stata immediatamente apprezzata e ha causato proteste di critiche artistiche conservatrici.
Agli ideologi dell’arte accademica sembrò che Shchedrin “aderisse alla fervida imitazione della natura, evitando deviazioni anche a favore dei graziosi”.
In effetti, l’artista ha deliberatamente abbandonato gli effetti condizionali e immaginari che erano considerati “eleganti” nei circoli vicini all’Accademia delle Arti. Ma, naturalmente, era molto lontano dalla copia passiva della natura. La sua immagine non solo cattura il vero aspetto delle rive del Lago di Nemi, ma rivela anche con profonda e genuina intuizione la poesia della natura italiana, la sua calma calma e la sua luce, armonia pacifica. L’esperienza lirica della natura avvicina Shchedrin ai romantici. L’immagine della soleggiata Italia creata nei suoi dipinti trova un parallelo nella poesia di Batiushkov, Baratynsky e il giovane Tyutchev.
Le caratteristiche realistiche appaiono chiaramente nella loro visione del mondo romantica. Insieme ai poeti della sua generazione, Shchedrin ha creato un’immagine vivida e integrale della natura,