Le opere uniche del primo Rinascimento sono rappresentate al Louvre con sorprendente pienezza. Il direttore del Museo Napoleone, questo era il nome del barone del Louvre Vivant-Denon, riunì questa inestimabile collezione. Dopo la caduta di Napoleone, la commissione, progettata per restituire i dipinti toscani in Italia, non li rivendicò.
Una delle gemme di questa collezione era l’immagine dell’altare della chiesa di San Francesco a Pisa con l’immagine della Madonna su un trono con il Bambino circondato da angeli. Questa porta dell’altare risale alla fine del 13 ° secolo. Il dipinto entrato nel Louvre nel 1814 è molto grande – il più grande nella sezione pittorica del primo Rinascimento.
Riflette più chiaramente il passaggio dallo stile bizantino che prevalse in quel momento alla speciale fluidità delle linee, che diventerà parte integrante dell’arte toscana.
Il famoso storico dell’arte Giorgio Vasari lo considerò opera dell’artista toscano Cimabue, sebbene il secondo battente d’altare, ora a Firenze, sia attribuito a Duccio, la controparte di Siena di Cimabue, e sia considerato in seguito.
Questo altare apre nell’arte pittoresca quel nuovo tipo di opere, che porta l’impronta dei loro creatori. Il ricordo di una persona come Cimabue era vivo e tre secoli dopo, quando Vasari scrisse una cronaca del Rinascimento intitolata “Le descrizioni della vita dei più famosi pittori, scultori e architetti”. Secondo Vasari, Cimabue era molto testardo, per il quale ha ricevuto il soprannome di “Testa di toro”.
Nelle sue immagini c’è sempre una tensione speciale, palpabile all’aperto, che ci guarda direttamente.