San Sebastiano Messina mostra sullo sfondo di un orizzonte basso la figura di un martire, come se sovrastasse la realtà. Una prospettiva profonda si nasconde dietro la bella bellezza greca con il corpo di un giovane a casa, apparentemente piccolo e insignificante. Sebastian non sente dolore.
Accanto alla figura di Sebastian, gli edifici sembrano piccoli, da questo ambiente vuole correre, e prima è, meglio è. Quindi, in ogni caso, dice la leggenda. La bellezza di questo corpo ricorda le statue greche dei giovani, sebbene sia subordinata a un morbido movimento gotico a forma di arco, mentre nelle statue antiche ogni movimento ha un contrappeso, la testa e il corpo dovrebbero in questo caso tornare indietro verso la gamba portante.
La piazza sotto il cielo blu, coperta di nuvole sparse, è inondata di luce. Anche le aree ombreggiate non sono molto scure. Il sole splende dall’alto in alto a sinistra e le ombre evidenziano la sopravvalutazione della prospettiva. Un certo distacco, un silenzio pomeridiano riempie il quadro.
Alcuni dettagli sembrano piuttosto misteriosi: a sinistra, dietro Sebastian, raffigurato in modo estremamente conciso, giace il pastore, appoggiando la testa sul marciapiede.
Il bordo si estende su tutto il quadro, ma i suoi contorni rimangono poco chiari. Il primo piano termina e inizia il centro e il lontano, ancora più spettrale della piazza su cui sorge il santo. E se sposti mentalmente questo confine oltre il muro del pilastro, allora chiuderebbe tutto ciò che è raffigurato nelle profondità dell’immagine. La colonna caduta a destra può essere interpretata come un simbolo del crollo dell’antico mondo pagano.
In una simile interpretazione, la troviamo in L’Adorazione dei Magi di Poussin.