Raffaello dipinse questa immagine per l’altare maggiore della chiesa conventuale di San Sisto a Piacenza nel 1513, come apprendiamo dal Vasari. Fu ordinato, tuttavia, non dai monaci, ma da papa Giulio II, per il quale Raffaello lavorava allora a Roma.
Una tenda verde spinta di lato apre allo spettatore una madonna e un bambino che camminano lungo le nuvole impennate. Le nuvole luminose sullo sfondo, che formano una parvenza di splendore attorno alla Madonna, sono costituite da molte piccole teste di angeli. Alla sinistra della Madre di Dio vediamo San Sisto, il martire e il Papa, che visse nel III secolo.
La tiara posta sotto indica Sixt come padre.
Rivolgendosi alla Madonna, sembra che San Sisto indichi i credenti di fronte al dipinto, che rappresentano le loro grazie alla Madonna. Allo stesso tempo, ricordiamo che l’immagine è destinata, in effetti, all’altare della chiesa e non alla mostra del museo. Sulla destra ai margini del quadro, Santa Barbara, anch’essa martire, che visse nel III secolo, era in ginocchio.
Fu imprigionata in una torre segnata sopra la sua spalla e in seguito decapitata per la sua fede.
Il parapetto, su cui poggiano i due angeli, viene spinto in avanti come una linea tra gli spettatori e il palcoscenico celeste, sottolineando ancora una volta la distanza tra la sfera reale e quella soprannaturale. Ha dato il nome del nome del santo Sesto ha una somiglianza con il ritratto di Papa Giulio II, per ordine di cui Raffaello scrisse quest’opera. La ghianda sulla cima della tiara è anche raffigurata nello stemma della famiglia della Rovere, da cui discese Giulio II, e Santa Barbara era particolarmente venerata in questa famiglia.
Questi fatti si basano sulla teoria che esiste ancora oggi, secondo la quale l’immagine era originariamente destinata alla pietra tombale di Giulio II. Il parapetto raffigurato di seguito dovrebbe designare il sarcofago del Papa secondo questa teoria; in questo caso, i gesti dei santi non mediano tra i credenti e la Madonna, ma indicano il Papa defunto.
Questa immagine è una delle incarnazioni più chiare delle aspirazioni artistiche dell’Alto Rinascimento, che, non basandosi sull’esperienza degli artisti del 15 ° secolo con la nuova intensità di conquistare la realtà nei loro dipinti, miravano a cercare un’armonia equilibrata e un ideale elevato. La natura del dipinto è allo stesso tempo maestosa e umana, la sua grandezza interiore determina ogni singola forma: la composizione è piramidale, piena di profonda pace, animata da pochi gesti e sguardi. Colore, simile ad affreschi, luce.