Bernard Bernson definì Giovanni Bellini il più grande maestro veneziano del XV secolo. L’artista iniziò a scrivere intorno al 1449, e dieci anni dopo divenne il capo di un grande laboratorio. Quando l’altare fu creato per la chiesa di San Jobb, il suo stile di scrittura era già stabilito.
Ai piedi dell’alto trono, su cui siede solennemente la Madonna e il Bambino, benedicendo coloro che sono venuti per adorarla, ci sono angeli che suonano musica. Le loro vesti sono blu cielo, giallo sole, i colori del verde lussureggiante – luccicano di preziose tinte, movimenti che estraggono suoni celesti, sono pieni di elegante armonia e creano un cerchio virtuale. Le sue linee echeggiano fino alla periferia dell’enorme tavola, facendo eco alla rotonda “rosa” sopra la testa della Madonna, e insieme al contorno dell’arco, l’abside e il baldacchino suonano come un potente accordo.
Le figure sono realizzate a grandezza naturale. Bellini mise due santi nudi, Jobb e Sebastian, sui fianchi del trono di Maria, accanto a loro: i santi Giovanni Battista, Domenico e Luigi di Tolosa. L’architettura e la decorazione dell’abside, ricoperte di smalt dorato, ricordano la cattedrale di San Marco. Su uno sfondo d’oro, le parole sono chiaramente lette: “Ave, il puro fiore della castità vergine”. La composizione fu commissionata dall’artista chiesa di San Jobbe e San Bernardino, a Canaregio.
Si ritiene che ciò sia dovuto alla peste pestilente del 1478.