Alla fine del 1890. Korovin ha continuato a lavorare sullo scenario per le esibizioni, in particolare, ha contribuito a progettare le produzioni delle opere di Gluck e Rimsky-Korsakov. Non sorprende che alcune delle tecniche consuete nella creazione di decorazioni per palcoscenici iniziarono a penetrare nella pittura a cavalletto di Korovin. E se i primi prestiti di questo tipo erano collegati alla piattezza dell’immagine delle figure, in seguito apparivano in deliberatamente decoratività.
Un esempio lampante è la tela “Lanterne di carta”.
L’immagine ci mostra una giovane donna con lanterne di carta rotonde luminose. Si ritiene che la futura moglie di Korovin, Anna Yakovlevna Fidler, abbia interpretato il ruolo di modella.
In questo lavoro, il pittore ha impostato una serie di compiti specifici. Korovin ha deciso di combinare nella foto due fonti di luce: naturale e artificiale, e molto originale, sotto forma di lanterne di carta. Questo è il motivo per cui la figura della ragazza ha spinto in profondità nell’immagine, dando le lanterne del primo piano.
Bellissime lanterne luminose con ornamenti stravaganti in termini coloristici risuonano con gli abiti della ragazza, creando così una composizione equilibrata e armoniosa.
L’immagine sembra essere tessuta da combinazioni di colori contrastanti: fogliame verde scuro, un cielo blu pallido, una gonna nera dell’eroina e luminose lanterne volumetriche. Indubbiamente, questa è una testimonianza eloquente dello stile progressista del maestro. Toni finora calmi con una trama dinamica, si trasforma in una tavolozza decorativa contrastante, facendo così un altro passo verso l’impressionismo.
Impressionismo russo, “Korovinsky”, completamente diverso dallo stile francese.
È interessante notare che anche oggi questo quadro non smette di essere un segno per l’intero lavoro di Korovin. Quindi, durante la mostra personale del 2012, in concomitanza con il 150 ° anniversario della nascita di un pittore straordinario, il biglietto da visita dell’intero evento è stato scelto proprio per questo lavoro, e questo è più che logico. La mostra si chiamava “Pittura.
Teatro” e nessun altro robot Korovin concilia questi due concetti in modo così eloquente.