L’affresco raffigura tre episodi del Vangelo; al contrario, c’è l’affresco “La chiamata di Mosè” e l’opera di Botticelli, una sorta di parallelo dell’Antico Testamento. L’iscrizione sulla frangia che incorona il murale recita: TEMPTATIO IESU CHRISTI LATORIS EVANGELICAE LEGIS.
La stessa tentazione di Cristo è sigillata in tre scene nella parte superiore dell’affresco. A sinistra, il diavolo sotto le spoglie di un eremita persuade il digiuno di Gesù a trasformare le pietre in pane e soddisfare la fame. Al centro c’è il diavolo, che sta cercando di far saltare Gesù dalla cima del tempio di Gerusalemme, raffigurato nella forma della Chiesa dello Spirito Santo di Sassia, al fine di mettere alla prova la promessa di Dio di protezione angelica.
A destra, il diavolo in cima alla montagna promette a Gesù le ricchezze della terra e il potere sul mondo se rifiuta Dio e lo adora, il diavolo. Gesù manda via il diavolo e gli angeli vengono a servire il figlio di Dio.
In primo piano, un giovane, guarito dalla lebbra, viene dal sommo sacerdote del Tempio per dichiarare la sua purificazione. Nelle mani di un giovane la tazza sacrificale e l’irrigatore. Due donne portano altri ingredienti per il rituale: uccelli sacrificali e un fascio di legna da ardere di cedro.
Il sommo sacerdote simboleggia Mosè, che ha portato la legge, e il giovane rappresenta Gesù, che ha versato il suo sangue e ha dato la vita in nome dell’umanità, e poi è stato guarito attraverso la risurrezione.
Pertanto, viene proclamata l’opportunità per l’umanità di essere purificata spiritualmente e trovare la salvezza.
Alcune delle figure in primo piano sono ritratti dei contemporanei dell’autore, in particolare il cardinale Pietro Riario e anche il cardinale Giuliano della Rovere, in seguito noto come Papa Giulio II