Questo primo capolavoro di Fra Angelico divenne il modello seguito da molti altri artisti dell’era del primo Rinascimento, che si dedicarono alla storia dell’Annunciazione. Il pannello raffigura l’episodio più importante del Nuovo Testamento: l’Arcangelo Gabriele è alla Vergine Maria per informarla che è stata scelta per diventare la madre del Figlio di Dio. Bella e pia, la Vergine Maria, seduta in una loggia a volta, legge la Bibbia. Come se stesse suonando un’immagine, l’artista scrive in lettere d’oro le parole del Messaggero del Cielo che le apparve: “Lo Spirito Santo ti troverà e il potere dell’Altissimo ti metterà in ombra”.
Colpita dall’aspetto dell’arcangelo, la Vergine Maria risponde, umilmente incrociando le braccia sul petto: “Ecco, il servitore del Signore; lascia che sia per me secondo la tua parola”. In questo dialogo è presente lo Spirito Santo, tradizionalmente rappresentato come una colomba.
È dallo Spirito Santo che ebbe luogo la concezione di Dio Figlio, secondo la Scrittura. Sullo sfondo, Fra Angelico ha raffigurato la scena dell’espulsione di Adamo ed Eva dal paradiso, come se stendesse una catena logica – dal momento della caduta dell’uomo al momento in cui Dio è nel mondo per espiare i peccati delle persone con le sue sofferenze. Il primo capolavoro di Fra Angelico dimostra la sua padronanza sia come artista che come disegnatore. Il dipinto, secondo la tradizione di quel tempo, è stato dipinto con tempera all’uovo su un pannello di legno.
Possiamo conoscere la tecnica della scrittura con la tempera all’uovo dalle “Istruzioni per il pittore” Cennino Cennini, che fu pubblicato intorno al 1400.
La sequenza di azioni dell’artista che lavora in questa tecnica è la seguente. In un primo momento ha dovuto mettere sul tavolo diversi strati di gesso mescolati con la colla, che è stata poi verniciata con vernice bianca e lucidata con cura. Successivamente, il maestro ha designato sulla base creata i contorni della futura immagine, spremendoli spesso con uno stilo di legno appuntito. Quei punti del quadro, dove dovevano essere dipinti gli aloni, erano ricoperti in diversi strati di argilla rossa e in cima – con una sottile foglia d’oro incollata su bianco d’uovo, seguita da lucidatura.
Le parti rimanenti sono state scritte con pigmenti colorati in polvere, diluiti in tuorlo d’uovo, cioè tempera. La tempera si asciuga rapidamente; questo dettava la rapidità dell’opera: all’artista era richiesto di non commettere un singolo errore e di finire ogni frammento dell’immagine prima che la vernice si asciugasse.
Fra Angelico adorava la storia dell’Annunciazione e la scrisse più di una volta, ogni volta che era sfumato in un modo nuovo. In sostanza, se costruisci la sua “Annunciazione” in una serie cronologica, questa serie sarà un buon specchio dell’evoluzione del modo creativo del maestro. Enigmi misteriosi sono collegati a questo capolavoro di Beato Angelico.
In particolare, è noto che all’incirca nello stesso periodo l’artista ha lavorato su un’altra “Annunciazione” – per la chiesa di San Alessandro a Brescia. Alcuni ricercatori affermano che il quadro completo è stato consegnato ai clienti, ma in seguito è morto.
Allo stesso tempo, non si sa nulla che questa “Annunciazione” apparentemente perduta abbia mai abbellito la chiesa di Brescia. Un’altra cosa nota – dieci anni dopo la stessa chiesa ordinò una nuova “Annunciazione” – questa volta all’artista Jacopo Bellini, che adempì l’ordine. Il suo lavoro è ancora a Brescia. La domanda sorge spontanea: il quadro creato da Fra Angelico per la chiesa di San Alessandro è davvero scomparso senza lasciare traccia?
O è il capolavoro presentato in questa sezione? È certamente impossibile rispondere a queste domande, ma – secondo la logica – esiste un’alta probabilità che questa “Annunciazione” di Fra Angelico sia stata per qualche motivo respinta dal cliente originale e successivamente risultata essere a Cortona. Potresti anche immaginare quale fosse il motivo.
La graziosa predella dell ‘”Annunciazione” di Corton, fra Angelico, causò molte controversie. Si compone di cinque composizioni dedicate alla vita della Vergine e due – dedicate alla vita di San Domenico. La composizione “L’incontro di Maria ed Elisabetta” si distingue per la sua speciale eleganza.
La figura femminile, posta sullo sfondo del maestoso paesaggio sul lato sinistro di questo frammento, è stata scritta in modo così plasticamente potente che per lungo tempo è stata attribuita al pennello da Piero della Francesca. Ora si può ritenere provato che tutti questi lavori sono stati eseguiti dalle sue stesse mani.