Il trionfo della morte – Peter Bruegel

Il trionfo della morte   Peter Bruegel

Bruegel non inventa questa trama. Il Medioevo gotico sviluppò anche un’iconografia piuttosto accuratamente differenziata della danza della morte, il trionfo della morte, l’arte della morte. Questi sono diversi motivi iconografici.

Le “danze della morte” erano di solito una serie di trame che raffiguravano una danza circolare, in cui scheletri, che rimbalzavano convulsamente, trascinavano nella danza persone di origini molto diverse: imperatori, cardinali, mercanti. “I trionfi della morte” – queste sono le immagini in cui il più delle volte scheletri o morte con una falce nella forma di un cadavere in decomposizione prendono possesso del mondo.

Nei Paesi Bassi, l’Inquisizione imperversava, gli spagnoli cercarono di reprimere una rivolta popolare con il fuoco e la spada. Tutto ciò si riflette nel lavoro dell’artista.

Nel dipinto “Il trionfo della morte”, scritto intorno al 1562, Bruegel, come se guardasse il mondo attraverso il prisma di Bosch, crea un inquietante “elogio” della morte: nel bagliore dei fuochi la terra divenne sterile e deserta, coperta da pilastri con ruote di tortura e forca; all’orizzonte – lo stesso mare deserto con navi morenti.

L’impressione di una sinistra fantasia è rafforzata dal fatto che Peter Bruegel ha presentato la Morte sotto forma di innumerevoli orde di guerrieri scheletrici, attirando folle di persone – cardinali e re, contadini e soldati, donne e monaci, cavalieri, amanti, banchetti – a una grande bara aperta. Secondo l’opinione di Pieter Bruegel, l’umanità di fronte alla Morte appare come una impotente pluralità di particelle cieche nel regno dell’assurdità, della crudeltà e della distruzione totale.

Lo spazio coperto dall’immagine è pieno di una varietà di scene, piene di vari simboli. Ecco la rappresentazione simbolica della comprensione medievale del “trionfo della morte”, dove è raffigurata come uno scheletro su un cavallo magro, e la “danza della morte” in cui tutti sono uguali prima dell’inevitabile fine.

Nell’angolo destro c’è un tavolo circondato da giovani che banchettano e si abbandonano alla dissolutezza; stanno anche aspettando la morte.

Nell’angolo sinistro c’è una figura che giace in una corona, con un manto scarlatto sulla pelliccia di ermellino, ai lati, la cui morte è uno scheletro; la morte, che già rivendica i suoi diritti su di essa, è ora interessata all’oro che giace accanto al re, ottenuto dall’inganno e dall’acquisizione.

Lì vicino c’è un cardinale con un cappello a tesa larga, raffigurato da dietro, un semplice abitante della città, che è caduto; accanto a lei c’è un bambino, che viene fiutato da un cane scheletro. Un cavallo magro guidato da uno scheletro disegna un carro pieno di teschi.

Sull’alto parapetto, accanto all’edificio circolare dell’architettura classica, scheletri vestiti con una parvenza di bianchi, raggruppati attorno alla croce, appaiono come un tribunale: sullo sfondo, l’immagine è un paesaggio costellato di forche, scheletri, scene di battaglia e incendi.

Quando guardi i dettagli, sei colpito da una circostanza: ci sono centinaia di scheletri, centinaia di teschi. Bene, cosa puoi “spremere”, per così dire, in senso artistico, figurativo dal cranio? Dopotutto, tutto è assolutamente monotono.

Ma Bruegel li ritrae in modo simile, in posizioni tali che questi teschi, per così dire, acquisiscono espressioni facciali. Sembrano ammiccare, a volte sorridono, a volte sorridono con una specie di sorriso diabolico o, al contrario, guardano minacciosamente i fallimenti dei loro occhi. Questi dettagli sono meravigliosamente eseguiti dall’artista e testimoniano della sua massima abilità.

La tela “Il trionfo della morte” ricorda all’umanità l’inevitabilità della morte. L’autrice considera la morte la fine di tutto, poiché non lascia alcuna speranza, non per la gloria o per l’eternità. Gli scheletri eseguono il loro terribile giudizio, al quale nessuno può sfuggire: né il re, né lo schiavo, né il predicatore, né il peccatore. La gente, cercando di salvare dalla morte, si precipita nel buco, sul cui coperchio è anche una croce, ma questo posto non sembra essere la salvezza, ma una specie di trappola per topi della morte.

Il mondo sta morendo sotto una battaglia funebre di campane, facendo oscillare gli scheletri nell’angolo in alto a sinistra della foto.

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