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Quest’opera è la prima opera conosciuta dello scultore, architetto, artista e poeta Michelangelo, che è una versione colorata ed estesa dell’incisione di Shongauer. Il dipinto è stato dipinto in tenera età. Attualmente situato nella collezione permanente del Museo Kimbell.
L’immagine mostra una famosa storia medievale in cui Sant’Antonio viene attaccato dai demoni nel deserto e cerca di resistere alle loro tentazioni. La tentazione di Sant’Antonio è il nome più ampio di questo argomento. Tuttavia, questo lavoro si concentra sul momento in cui il reverendo Anthony, di solito commosso con il sostegno degli angeli, cade in un agguato diabolico.
In precedenza, il quadro era stato attribuito all’officina di Domenico Ghirlandaio, sotto la cui guida si svolgeva l’apprendistato di Michelangelo. Sul sito dell’asta è stato acquistato per due milioni di dollari. Un prezzo così basso era associato a una paternità stabilita in modo errato.
Quando è stata ottenuta la licenza per analisi di esperti, la foto è stata scattata al Metropolitan Museum, dove è stata prima pulita e studiata con cura. Basandosi su alcune caratteristiche stilistiche, come ad esempio il “tratteggio espressivo”, ad esempio, è stato deciso che l’immagine appartenesse davvero a Michelangelo. Successivamente, l’opera è stata acquistata dal Kimbell Art Museum, ma l’importo della transazione non è stato reso noto.
Presumibilmente, ha superato i sei milioni di dollari.
Giorgio Vasari nella sua famosa opera “Biografia”, grazie alla quale conosciamo la vita degli artisti dell’epoca rinascimentale e altri fatti, osserva che Buonarroti dipinse Sant’Antonio dopo aver visto un’incisione di Shongauer. Tuttavia, l’originale è stato ampliato e integrato. Per rendere le squame più realistiche, Michelangelo è andato al mercato locale in cerca di un pesce adatto.
I miglioramenti hanno anche subito lo sfondo, nell’originale semplicemente non lo era, e l’espressione del santo. Vale la pena notare che lo stile tardogotico di Schongauer è in forte contrasto con il lavoro di Michelangelo, anche in gioventù.
Secondo i registri del Vasari, questo è uno dei quattro quadri di Buonarroti, a dimostrazione dell’atteggiamento sprezzante del maestro nei confronti della pittura ad olio.