Affresco di Michelangelo Buonarroti “Giudizio Universale”. La dimensione del dipinto è di 1370 x 1220 cm. La più grande opera pittorica di Michelangelo del secondo quarto del XVI secolo fu Il giudizio universale, un grande affresco sulla parete dell’altare della Cappella Sistina.
Il tema religioso di Michelangelo incarna una tragedia umana di scala cosmica.
La grande valanga di potenti corpi umani – esaltati giusti e peccatori precipitati nell’abisso, Cristo che crea la corte, come un tuono che maledice il male nel mondo, pieno di rabbia martiri che, indicando gli strumenti del loro tormento, chiedono punizione per i peccatori – tutto ancora pieno di spirito ribelle. Ma sebbene il tema stesso del giudizio finale abbia lo scopo di incarnare il trionfo della giustizia sul male, l’affresco non porta un’idea affermativa – al contrario, è percepito come un’immagine di una tragica catastrofe, come un’incarnazione dell’idea del crollo del mondo. Le persone, nonostante i loro corpi esageratamente potenti, sono solo le vittime del vortice che le solleva e le abbatte.
Non è per niente che nella composizione si trovano immagini così complete di spaventosa disperazione, come San Bartolomeo, che tiene in mano la pelle strappata da lui dai tormentatori, dove invece del volto di San Michelangelo ha raffigurato il proprio viso come una maschera distorta. La decisione compositiva degli affreschi, in cui, a differenza di una chiara organizzazione architettonica, viene sottolineato l’elemento elementale, è in unione con il piano ideologico.
L’immagine individuale dominata in precedenza da Michelangelo è ora catturata dal flusso umano generale, e in questo l’artista l’artista fa un passo avanti rispetto alla vicinanza dell’immagine individuale autonoma nell’arte del Rinascimento. Ma, a differenza dei maestri veneziani del tardo Rinascimento, Michelangelo non raggiunge ancora il grado di interconnessione tra le persone, quando emerge un’immagine di un singolo collettivo umano, e il suono tragico delle immagini del “Giudizio Universale” si intensifica solo da questo. Nuovo per la pittura di Michelangelo Buonarroti e l’atteggiamento nei confronti del colore, che ha acquisito qui è incomparabilmente maggiore di prima, l’attività figurativa.
Lo stesso confronto di corpi nudi con un tono fosforescente azzurro-cenere porta in sé un senso di drammatica tensione all’affresco.
Sopra l’affresco “Il Giudizio Universale”, l’artista Michelangelo collocò l’immagine del profeta biblico dell’Antico Testamento Giona, che ha qualche relazione allegorica con il tema religioso dell’apocalisse. La figura estatica di Giona si trova sopra l’altare e sotto il palcoscenico del primo giorno della creazione, a cui è rivolto il suo sguardo. Giona è il precursore della risurrezione e della vita eterna, poiché, come Cristo, che ha trascorso tre giorni nella tomba prima dell’ascensione al cielo, ha trascorso tre giorni nel ventre di una balena, e poi è stato riportato in vita.
Attraverso la partecipazione alla Messa presso la parete dell’altare della Cappella Sistina con il grande affresco “Il Giudizio Universale”, i fedeli hanno ricevuto la comunione con il mistero della salvezza promesso da Cristo.