“Distruzione delle Muse” – uno dei dipinti più famosi di Giorgio de Chirico. È anche noto come allarmato fanciulle e musa allarmante. La prima versione del dipinto apparve nel 1917, dopo di che il maestro creò più di due dozzine di versioni di questo lavoro che erano leggermente diverse l’una dall’altra.
L’architettura della composizione è molto semplice ed espressiva. Su un lungo, mostrato nella piattaforma prospettica, largo come il ponte di una nave, ci sono due figure in peplo drappeggiate con pieghe che ricordano antiche sculture. Quello a sinistra ha una testa di manichino allungata, che ricorda un dirigibile che oscilla nel vento.
Quello seduto a destra ha perso la testa: giace ai suoi piedi e al suo posto qualcosa le sporge, come spille lucenti.
Accanto a queste due figure, o accanto alle statue, il maestro posizionava due poliedri multicolori e un cilindro sottile decorato con una spirale rossa e simile a una bella caramella. Il podio di legno termina bruscamente sullo sfondo. Lì puoi vedere la “città rossa” – castello ancestrale d’Este a Ferrara, fabbriche con alti tubi, una torre bianca tozza.
Le due immagini centrali sono rappresentate dalle Vestali che custodiscono Ferrara e incarnano lo spirito ribelle di questa città.
All’ombra sullo sfondo è una statua femminile – molto probabilmente è una statua di Estia, la dea greca – la patrona del focolare. L’artista posiziona le figure in diagonale, perpendicolarmente alla linea di ombre da esse proiettata. Numerose linee verticali che formano e organizzano una composizione sono contrastate dalla linea dell’orizzonte, indicata dal bordo della piattaforma.
De Chirico usa magistralmente la sua eccellente conoscenza della prospettiva classica per creare l’illusione della costruzione della prospettiva nelle sue opere.
Combinando diversi punti di vista, la collisione di angoli inaspettati, lo smembramento della composizione in zone, ognuna delle quali ha il suo orizzonte – queste sono alcune delle tecniche che l’artista utilizza per costruire il suo spazio metafisico unico. La natura misteriosa di ciò che sta accadendo sulla tela è accentuata dall’atmosfera chiara e fresca che regna nel suo spazio. L’artista affronta abilmente il carattere arcaico delle figure scolpite e la teatralità barocca della scenografia circostante.
Questo standoff migliora la monumentalità della tela.
L’ispirazione nel lavoro sulle immagini chiave di de Chirico ha attinto da diverse fonti. La figura in piedi ricorda una statua in marmo del santuario di Hera di Samos; è simile all’Apollo in bronzo di Delfi. L’artista ha “preso in prestito” il motivo delle pieghe sulle tuniche da queste sculture.
La figura seduta sembra ispirata alle statue sumere della collezione del Louvre: sono le loro mani ad essere così piegate. “Non posso immaginare l’arte in un altro modo. Il pensiero deve staccarsi da ciò che chiamiamo logica e significato, liberarci da tutti gli attaccamenti umani, al fine di vedere gli oggetti da una nuova prospettiva, per evidenziare le loro caratteristiche precedentemente sconosciute.” Giorgio de Chirico