Ancora meno tradizionale è la “Crocifissione” di Botticelli, non invano chiamata “mistica”. Contrariamente all’idea principale di “Natale” – “Firenze dovrebbe essere salvata” – nella “Crocifissione mistica” prevale il motivo della punizione di Italia, Firenze e del mondo per la totalità, per l’incommensurabile abisso dei loro peccati. Nell’angoscia consapevolezza della colpa universale, parte della quale poggia su di lui, il pittore si fonde con la sua città in un’unica preghiera penitenziale al dio crocifisso, come se generato dall’amara giustizia della congettura di Savonarol: “Se ora Cristo tornasse, sarebbe crocifisso di nuovo”.
Nell’immagine attorno all’enorme croce con il crocifisso – come unico e immutabile centro – l’oscurità che si raccoglie nel cielo quasi si fonde con l’oscurità della terra, che si illumina sotto le torce lanciate dalla forza diabolica. La situazione prefigura la vicinanza dell’inesorabile ultimo giudizio.
L’unica immagine salvatrice di Savaof nel cerchio sostituisce le immagini mancanti di animali apocalittici, vale a dire i quattro regni terrestri compiuti, che dopo la loro “storia non sarà più”.
Ma per l’artista, la realtà qui non è tanto la misteriosa rivelazione dell’Apocalisse, quanto il terribile “Regno della Bestia”, che conta ancora l’inesorabile scorrere del tempo. Con uno degli animali apocalittici c’è una somiglianza con un animale piuttosto pietoso che punisce un angelo snello e maestoso, con la sua grazia come il migliore dei tempi della pittura Botticelli.
Con uno sguardo più attento, l’incomprensibile animale risulta essere una parvenza di Marzocco – il noto leone di San.. Mark, che era uno dei patroni simbolici di Firenze. Le sue dimensioni insignificanti e le condizioni ancora più pietose testimoniano la più severa condanna dell’autore della città che ha giustiziato il suo profeta.
Non sorprende che la composizione della sua “ingenuità” cosciente sia vicina a numerose incisioni anonime raffiguranti le visioni di Savonarola. Per la prima volta in Botticelli, l’estasi mistica diventa il soggetto diretto dell’immagine, ma questa estasi è permeata dal dolore dell’anima e dall’umanità insaziabile.
La Croce del Salvatore del mondo unisce tutti: alto e basso, cielo e inferno, i lati positivi e negativi della visione mistica. Nel suo movimento, sofferente ma quasi regale, il dio crocifisso sembra vivo e cosciente. Jesus Botticelli non è mai stato così maestoso come questo eseguito, con le braccia aperte, come se abbracciasse il cielo. Combinando in modo sorprendente in se stesso l’esaurimento di Cristo della “Pieta” milanese con la coraggiosa potenza del dio-uomo di Monaco, sembra essere un gigante che oscura l’intera terra, anche se solo leggermente più grande di una piccola donna ai suoi piedi.
Non sorprende che alla sua ombra avvengano i miracoli apocalittici, che scuotono tutta l’Italia, l’intero universo, davanti al terribile significato di cui Florence Sandro è solo un granello di sabbia dell’universo.
Soprattutto un granello di sabbia, abbandonato alla misericordia degli elementi furiosi, dovrebbe sentirsi sconfitto Magdalen, che, non osando cadere nei piedi trafitti del Salvatore, si aggrappava disinteressatamente ai piedi della sua croce – un monumento alla vergogna, che divenne un simbolo di gloria. Se il Cristo crocifisso esprime in modo esauriente per Botticelli il principio imperscrutabile della divina maestà, allora la sua Maddalena è infinitamente commovente, umana.
Come se attraverso il fuoco di tutto il mondo l’eroina si estendesse all’unica fonte di giustizia divina. Ma nella “persona molto amata” e in molte anime colpevoli, come più tardi in Eva Michelangelo, “la paura della punizione supera chiaramente la speranza della misericordia”. Ora, Sandro non cerca l’armonia tra Flor e Venere per la sua eroina, che è molto più colpita dall’espressione rotta del discordante “spostamento” che dà all’intera azione una sfumatura di inesprimibile ansia.
Attraverso le dinamiche dell’aspirante movimento appassionato di Magdalen, l’intero mondo insolito della visione catastrofica viene percepito nella Crocifissione mistica.
Così, in contrasto con la terra oscura, appare il fenomeno radiante della città magica inondata dal sole. Sia quello che un altro – due volti della divisa Firenze. Il brillante elicottero sulla sinistra, nella trascrizione libera di Botticelli, non riflette la lettera, ma lo spirito dell’Apocalisse di Giovanni Teologo su “il nuovo paradiso e la nuova terra, poiché il vecchio paradiso e la vecchia terra sono morti”. Ma è la “ex” terra per Sandro che gli è cara.
Corrotto da molte cadute, ma amato contro ogni previsione.
Timoroso di presagi fatali, per lo meno era addolorato per se stesso, ma desiderava ardentemente il destino della sua città e dell’Italia e cercava di proteggerli a modo suo – mezzi artistici dolorosamente dissonanti.
Lo splendore favoloso di un vertograd senza peccato tra il dolore e il dolore della Crocifissione e un incantesimo appassionato per una vittoria quasi impossibile che ha ispirato il Natale.