Le stampe giapponesi divennero una fonte di ispirazione per un certo numero di artisti d’avanguardia che lavorarono alla fine del XIX secolo. Per la prima volta, Van Gogh li menziona nelle sue lettere scritte nell’inverno del 1885-1886, ma la forte influenza dell’incisione giapponese sullo stile dell’artista inizia a farsi vedere solo dal 1887, cioè dopo che Van Gogh si trasferì a Parigi.
Tali stampe erano molto accessibili ed economiche, quindi l’artista riuscì a assemblare una collezione composta da circa 200 opere. Li usò per decorare le pareti della sua stanza, e nel marzo 1887 organizzò persino una mostra di stampe giapponesi al bar Tambourine. Queste immagini trasparenti a colori e allegre nell’umore hanno attratto Van Gogh perché lo hanno aiutato a rilassarsi e almeno a dimenticare temporaneamente la vita di tutti i giorni.
Sono state le stampe giapponesi che hanno ispirato l’artista a usare colori più luminosi e forme levigate nei suoi dipinti, ma, a differenza di altri, è riuscito a resistere alla tentazione di usare gli angoli alti e la spontaneità del modello caratteristico della pittura giapponese, che sembrava così attraente per la maggior parte dei suoi contemporanei.
In questo studio, chiamato “Courtesan”, viene tracciata l’influenza del lavoro di Kesai Eisen, posto sulla copertina del numero di maggio della rivista Paris Illustre per il 1886.