Scultura di Michelangelo Buonarroti “Bound Slave”. L’altezza della scultura è di 229 cm, in marmo. Nel secondo decennio del XVI secolo, il tema principale nell’opera di Michelangelo è l’espressione dell’idea di un conflitto insolubile tra un uomo e forze ostili nei suoi confronti, e in questo contesto si verificano cambiamenti corrispondenti nel metodo creativo dello scultore.
Prima di ciò, Michelangelo applicava un punto di vista principale su una statua o un gruppo che esprimeva pienamente un concetto figurativo. Ora il maestro continua a mostrare l’immagine nella sua formazione, cambiamento, che si ottiene introducendo complessi motivi di movimento, calcolati su diversi aspetti della visione, sostituendosi a vicenda nel processo di percezione e nella totalità dei componenti di una completa immagine multidimensionale.
Quindi, bypassando la statua “Lo schiavo incatenato” da destra a sinistra, lo spettatore inizialmente sente l’impotenza del corpo, mantenendo una posizione verticale solo perché è incatenato; il movimento della testa ributtata esprime sofferenza angosciosa. Ma mentre la scultura di “Bound Slave” continua, lo spettatore nota come il corpo inizia a diventare più forte, a costruire forza, a crescere i muscoli, a irrigidirsi e, infine, la tensione raggiunge il suo limite: non siamo più prigionieri, impotentemente incatenati e un potente eroe il suo primo; nel potente movimento della sua testa sollevata si indovina una fiera sfida.
Il potere del prigioniero è così grande, lo sforzo che fa è così significativo che i legami che lo legano sembrano essere inevitabilmente spezzati. Ma questo non sta succedendo. Continuando a spostarsi a sinistra, lo spettatore nota che la tensione si allenta, i muscoli perdono forza e prevale l’espressione della sofferenza senza speranza.