L’immagine è dipinta nei colori seppia, all’orizzonte è visibile solo l’azzurro – grazioso, tuttavia, diluito con la stessa seppia – e al centro della tela è possibile vedere una piccola macchia colorata: la figura di un uomo con una camicia bluastra e la testa rossa.
L’immagine è piena di numerose figure di persone e animali: apparentemente, immagini allucinatorie, brulicanti nella testa di Paranoid. L’occhio isola da questa folla un gruppo di persone che trascina una barca lungo la sabbia; una persona che è pronta ad entrare nell’abisso; ballerino o torrero con un cappello rosso; gente che corre; persone morenti o deboli; le persone allungano le mani in avanti in gesti di disperazione o rifiuto.
Se visti da lontano, le figure in primo piano sono piegate nel contorno di una testa umana. Esattamente la stessa testa è vista sullo sfondo dell’immagine, ridotta dalla prospettiva. Questo è paranoico. È tessuto da immagini generate dalla sua stessa immaginazione. Se scompaiono, il Paranoid scompare.
Se scompare, le immagini che popolano la sua coscienza spariranno.
L’artista ammira l’infinito riflesso delle allucinazioni che si danno alla luce e si nutrono a vicenda. Questo piccolo mondo chiuso, l’arena in cui si gioca l’azione spettrale, è l’identità del solipsismo. Un universo che esiste solo nella mente del Grande Paranoico, pronto a dissolversi nell’inesistenza insieme al suo creatore, o ad esistere per sempre, ravvivandolo ancora e ancora.