Non importa quanto duro fosse il lavoro di Manet sulla stampa, le sue nature morte suscitavano invariabilmente l’ammirazione del pubblico. Qui, anche per i critici ostili, non c’era nulla da coprire. E se respingevano completamente i principi compositivi e sostanziali degli stessi “Colazione sull’erba” e “Colazione in studio”, le nature morte presenti su queste tele, senza dire una parola, venivano annotate come la fortuna dell’artista.
L’ingenuità di Mane in tutto ciò che riguarda le nature morte è sorprendente. Manet potrebbe creare una natura morta letteralmente di tutto – dalle prelibatezze gastronomiche a un semplice limone; dagli squisiti “Vasi con fiori”, 1864 a un singolo fiore rosa.
Nelle complesse nature morte Manet avvertì l’influenza di Chardin, le cui opere furono ampiamente esposte nella Galleria Martine nel 1860. La criniera è collegata alle nature morte da alcune curiose battute domestiche. Quindi, volendo ringraziare Bertha Morisot, che ha posato per lui, l’artista le ha presentato un mazzo di violette… raffigurato nella foto.
O un altro caso. Un noto giornalista, dopo aver ricevuto il covone di asparagi che gli era ancora stato ordinato dall’Uomo, arrivò con tale ammirazione che inviò all’artista 1.000 franchi anziché ottocento, su cui avevano concordato. Presto la natura morta di un altro uomo è stata portata da Mane al giornalista – l’unico rametto di asparagi è stato scritto su di esso, con il poscritto: “Questo ramo è caduto dal tuo mazzo”.