Italiano nudo – Francesco Haze

Italiano nudo   Francesco Haze

L’immagine lirica di “italiano nudo” dell’era del romanticismo appartiene a Francesco Hayes, un italiano con radici francesi. La tela è significativa, sebbene abbia nella sua concezione un’eroina solitaria – italiana nuda. Uno studio dettagliato dell’immagine attira l’attenzione di un altro personaggio tracciato schematicamente a destra del muro, ma l’autore ha deciso di lasciare sola la sua donna italiana.

L’immagine chiaramente non è completa, come dimostrano gli abiti drappeggiati appesi alla mano sinistra di una donna. Questo dettaglio è rimasto uno schizzo, senza soluzione di colore. Nel lavoro c’è eufemismo e non c’è pieno significato. Perché l’eroina si nasconde dietro l’angolo, dov’è il suo vestito e perché si vergogna?

Resta da accontentarsi di ciò che Hayes ha lasciato allo spettatore. La ragazza non è erotica, causa, piuttosto pietà del desiderio. La sua immagine è scritta dalla vita, modesta e perduta, come la sua copia. Tipicamente per le antiche bellezze romane i suoi capelli sono raccolti in una pettinatura complessa.

Non c’è un singolo dettaglio in più, nemmeno accessori o attributi di impianto. L’artista si accontentò della bellezza naturale del corpo femminile, preferendo il franco Nu al lussureggiante abbigliamento. L’opera è scritta in olio, molto liscia e asciutta.

La colorazione è molto calda, luminosa e invitante. Per Francesca Hayes, il contrasto non è caratteristico, le sue opere sono sempre piene di colori trasparenti e non sono intasate dalla lotta di luce e ombra. In questa tela, l’autore non cambia il suo amore per la tavolozza ocra, quasi dorata.

Il piano distante, quello all’ombra, ha un colore laterale profondo. Questa combinazione crea una certa temperatura nel lavoro – nella luce – calore accogliente, all’ombra – freschezza estiva. La pietra che costeggiava il muro ricorda una roccia ruvida, ancora calda dai raggi del sole.

La riflessione in muratura orizzontale accenna al marmo lucido.

Una donna a piedi nudi calpesta una superficie fresca e, molto probabilmente, sente l’odore del vento della sera. È freddo e, forse, solo un peccato. Pertanto, l’eroina nasconde così aggressivamente il corpo esposto. L’autore ha trasmesso con l’aiuto delle vernici non solo la bellezza della natura dell’eroina, ma è stato in grado di congelarla, vergogna agli occhi del pubblico e offesa.

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