Interno metafisico – Giorgio de Chirico

Interno metafisico   Giorgio de Chirico

Durante la prima guerra mondiale, nel 1917, de Chirico prestò servizio presso l’ospedale di Villa del Seminario vicino a Ferrara. Lì incontrò artisti, mentre arruolava nell’esercito. In quegli anni, ha creato sei dipinti che componevano la serie “Metaphysical Interiors”, il cui secondo nome è “The Discovery of a Single Man”.

Sulla tela – un miscuglio di biscotti raffigurati altamente naturalistici e una varietà di dispositivi di misurazione: quadrati, righelli, cornici, collegati in una composizione molto equilibrata. Sulla destra c’è la testa del manichino, che ricorda una racchetta da tennis.

In primo piano appare un galleggiante di sughero colorato iperrealistico. Il maestro combina gli oggetti rappresentati in modo realistico con immagini schematiche e di schizzo. Tutto ciò avviene in uno spazio molto limitato, che consente all’autore di ridurre la prospettiva ipertrofica. E questa volta gli oggetti sembrano completamente estranei l’uno all’altro.

Questi sono segni simbolici, messi insieme per risolvere i problemi metafisici dell’autore. La presenza umana è indicata dalla testa appena riconoscibile di un manichino.

Dalla pittura ogni vita scompare. Lo spazio è completamente chiuso, solo il biscotto che giace su una superficie piana crea un’immagine nella foto. Tutto diventa l’immagine dell’immagine e c’è una sensazione di inevitabile separazione dalla realtà. Quello che era lo spazio, si trasformava in un mucchio di cornici, gon e “immagini in immagini”. Il peso si trasforma in pura geometria, ad eccezione del galleggiante e della testa fittizia.

I piani angolari si sovrappongono l’un l’altro e se stessi.

Una caratteristica tipica di queste immagini metafisiche è l’assenza di connessioni logiche tra oggetti e abbreviazioni prospettiche forti. Dopo aver creato diverse tele da una serie di cosiddetti interni metafisici nel 1917, de Chirico lascia questo tema e cambia la direzione della sua ricerca creativa. Tuttavia, nel 1960, l’artista tornò a esperimenti di lunga data con una serie di oggetti, aprendo allo stesso tempo lo spazio.

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