La parte con l’immagine della Trinità è notevole nel concetto quanto la composizione con figure femminili. Questo è uno dei più antichi, se non i primi, esemplari di una grisaglia, che imita una scultura in pietra sulla sezione esterna dell’altare. L’idea non era solo che il lato chiuso dell’altare creasse l’illusione di fondersi con il muro della chiesa dietro di esso, ma anche che doveva rivelarsi un’immagine interna e subordinata, sottolineando il contrasto con i ricchi colori delle porte che si aprivano durante le vacanze.
Esiste anche un’interazione tra illusione e realtà.
Come le sculture in pietra non dipinte, le statue sono collocate in nicchie su piedistalli poligonali; gli allievi affondati di Dio Padre sono leggermente rivolti a destra secondo la prospettiva della nicchia, lo sguardo su cui cade anche a destra. Le sculture sono estremamente credibili; mentre la realtà dei loro contorni dà l’impressione che siano nati grazie ai colori che li ricoprono. Sembra che Gesù morto mostri ancora la sua ferita al suo fianco.
Il significato nascosto di questa scena è una trasmissione realistica del tema Pieta. L’ombra e la penombra, create dalla luce intensa dalla finestra a destra, acuiscono il realismo dell’opera. Le sculture di Klaus Sluter, che ha lavorato a Digione e creato il suo famoso predecessore Andre Bonev a Valenciennes, sono vicine a quest’opera con il loro tangibile spazio tridimensionale; Kampen deve averli visti.
L’opera del maestro è scritta in grisaglia su tela sottile, attaccata a una lavagna. Altri dipinti sui lati esterni delle porte dell’altare hanno lo stesso design, possibilmente per proteggerli durante l’apertura dall’umidità delle pareti della chiesa.