Tratto Chumatsky a Mariupol – Arkhip Kuindzhi

Tratto Chumatsky a Mariupol   Arkhip Kuindzhi

L’immensa steppa, che non ha fine, non ha bordi, e sopra di essa un cielo grigio argento senza fondo, come se fosse appeso a un leggero velo di nuvole. Pioggia. Lungo la strada rasa al suolo, affondando nel fango, i carri si allungano dolorosamente lentamente, incombendo con sagome scure in una nebbia nebbiosa.

La loro linea, che si snoda lungo la strada, si estendeva attraverso la steppa, sottolineandone l’ampio raggio d’azione, e sembra che il percorso che precede il Chumak sia infinito. Un ululato malinconico di un cane, che esplode nell’intorpidimento assonnato della steppa, intensifica quella malinconia e disperazione, che si riempiono al massimo con l’immagine.

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