In questa immagine, scritta da Caravaggio appositamente per Schipione Borghese, l’artista raffigura San Girolamo per i suoi scritti accademici. La luce che penetra attraverso una finestra invisibile strappa dall’oscurità una veste rossa del santo, la sua testa con la fronte ripida e prominente di un pensatore, i libri, un teschio disteso su un tavolo.
“Caravaggio… stava guadagnando sempre più popolarità ogni giorno”, ha scritto su di lui il biografo Giovanni Pietro Bellory, “principalmente a causa del loro colore”, non è più morbido e leggero, come prima, ma ricco, con forti ombre, e spesso ne usava molti nero per dare sollievo alle forme. E prima di allora si interessò in questo modo a non far uscire nessuna delle sue figure dal sole, ma a metterle in una stanza chiusa… usando un raggio di luce che cadeva verticalmente sulle parti principali della figura, lasciando tutto il resto è nell’ombra in modo che la luce e l’ombra restituiscano effetto zky.
I pittori romani di quel tempo erano entusiasti di questa innovazione, specialmente i giovani… “San Girolamo, uno dei padri della chiesa, traduttore della Bibbia in latino, immerso nella lettura del libro divino, sulla sua fronte – un sigillo di estrema concentrazione, una penna in mano. Allo stesso tempo, l’immagine creata dall’artista ricorda anche la vita dell’eroe del dipinto nel deserto, dove pregava e si pentiva dei suoi peccati, come dimostra la sua veste di eremita.
Il teschio, uno degli attributi di Girolamo, illustra il detto latino “memento mori” – “ricorda la morte”, ma simboleggia anche la vittoria dello spirito umano sulla carne mortale. Tra questo simbolo e il santo c’è la Bibbia spiegata come un percorso che deve essere passato dalla vita di un semplice mortale alle altezze dello spirito. La composizione allungata orizzontalmente, così amata dall’artista, indica questa lunga distanza, ma la mano con la piuma la taglia.