Il giovane apostolo Giovanni è raffigurato sull’isola di Patmos, dove l’imperatore Domiziano lo aveva bandito, e dove ha creato la sua rivelazione, probabilmente questo libro giace sulle sue ginocchia. Il suo sguardo mite è diretto verso la visione che gli è venuta: “una moglie vestita di sole; la luna sotto i suoi piedi…”. L’angelo indica il suo aspetto, la cui figura magra e le ali traslucide non sembrano molto più sostanziali del panorama spettrale e nebbioso della città olandese all’orizzonte.
Bosch, forse influenzato dai suoi predecessori che si sono rivolti a questa storia, questa volta ha abbandonato la sua immagine della congrega dei demoni e persino le navi in fiamme e il piccolo mostro sulla destra, ispirati dalle immagini dell’Apocalisse, non possono essere seriamente disturbati. l’ambiente idilliaco in cui Giovanni si rallegra dell’apparizione della Vergine Maria “nella gloria”.
Il mostro raffigurato da Bosch nell’angolo in basso a destra della foto rientra interamente nella descrizione biblica della locusta data da Giovanni il Teologo.
Tuttavia, l’umile male si vendica sul retro, sul lato esterno della tavola, dove un flusso di demoni e mostri scritti con la tecnica grizayli, fosforescenti come un pesce di acque profonde, si riversa su un doppio cerchio con un diametro di 39 cm. Nel cerchio interno, l’immagine del Calvario si ripete, simbolicamente designata sotto forma di una roccia, in cima alla quale un pellicano ha annidato il suo nido.
Questo uccello, secondo la credenza popolare, nutre i piccoli con il sangue, battendo dal suo stesso seno, è un simbolo tradizionale del sacrificio fatto da Cristo. Era molto appropriato collocare un pellicano sul retro di un pannello dedicato all’amato discepolo di Cristo, Giovanni, che, secondo Dante, “appoggiò la testa sul petto del Divino Pellicano stesso”.
Si presume che “San Giovanni a Patmos” fosse il lembo laterale del trittico perduto, a giudicare dalla direzione dello sguardo di Giovanni – a destra.