Ritratto del cardinale Niccolò Albergati – Jan van Eyck

Ritratto del cardinale Niccolò Albergati   Jan van Eyck

Jan van Eyck dipinse il cardinale Niccolò Albergati, che venne alla corte borgognona come legato pontificio, nel 1431. Jan van Eyck trasferì con cura i lineamenti del viso sulla carta, tornò più volte sulle linee che non lo soddisfacevano, annotò nell’iscrizione il colore degli occhi e altri dettagli necessari per l’opera pittorica.

Tutto ciò è spiegato dal preparativo, progetto di designazione della foto. Tuttavia, è notevole che il maestro non tenti di identificare il personaggio. Inoltre, il pittore non cerca di determinare l’immagine di una persona.

A differenza degli italiani, Jan van Eyck non cerca di tagliare una figura dallo spazio con colpi decisi, per dotarla di attività indipendente.

Il parallelo all’altare di Gand è evidente qui; nelle figure di Adamo ed Eva, l’anatomia, il disegno del corpo è stato trasmesso abbastanza approssimativamente, mentre la superficie della pelle – con una rara osservazione. L’attenzione di Van Eyck non è attratta dalla massa scultorea della testa, ma dalla morbida conformità della pelle senile, ma se parliamo dell’interpretazione della personalità, allora non è la capacità della persona di agire, ma il suo mimetismo individuale.

L’idea stessa di usare il modello come materia prima per la generalizzazione artistica lo avrebbe spaventato con la sua eresia. Il ritratto pittorico di Albergati, eseguito poco dopo dall’artista, è stantio, più duro, più energico. E qui non è tanto la differenza tra il progetto preparatorio e il lavoro finale, quanto un approccio diverso ai compiti del ritratto e un’idea diversa sulla persona.

Puoi già parlare dell’immagine di Niccolò Albergati.

Scomparsi l’interesse esagerato per il trasferimento della pelle senile “naturale”. Se nel disegno di Niccolò Albergati la bocca era la parte artisticamente più attiva dell’artista, qui l’attenzione si concentra sugli occhi di Niccolò Albergati. Sembra che l’artista stia cercando ancora non chiaro e per se stesso, ma già percepito da lui le proprietà interne dell’uomo, che non possono essere rivelate solo dalla riverente riproduzione della natura vivente.

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