Altare di Gand – Jan van Eyck

Altare di Gand   Jan van Eyck

Il polittico di Gand dei fratelli van Eyck è il capolavoro del Rinascimento settentrionale. Questa è una grande struttura in più parti, la dimensione di 3.435 per 4.435 metri. L’altare multiplo era originariamente destinato alla cappella laterale di Giovanni Battista a Saint-Bavaux a Gand.

Un’attenta analisi dell’altare ha permesso di distinguere tra il lavoro di entrambi i fratelli, Hubert e Jan. Hubert, che iniziò i lavori, morì nel 1426 e l’altare fu completato nel 1432 da Jan, che cantò i pannelli che compongono il lato esterno dell’altare e, in larga misura, i lati interni delle porte laterali.

Confrontando la processione all’interno delle falde laterali con la scena di adorazione dell’agnello, si può vedere che nell’opera di Jan le figure sono raggruppate più liberamente. Jan presta più attenzione all’uomo che a Hubert. Le figure da lui scritte si distinguono per una maggiore armonia, rivelano in modo più coerente, uniformemente rivelano la preziosa natura dell’uomo e del mondo. Nei giorni festivi, le porte sono state spostate.

La scena leggera e ariosa nella stanza di Mary è stata rivelata – letteralmente e figuratamente – nella sua stessa essenza. L’altare diventa due volte più grande, acquisisce una polifonia ampia e solenne. Accende un bagliore intenso di colore.

La scena luminosa trasparente dell ‘”Annunciazione” è sostituita da una serie maestosa e magnifica di figure. Sono soggetti a leggi speciali. Ogni figura è come un’estrazione, una concentrazione della realtà.

E ognuno è soggetto a una gerarchia gioiosa e trionfante, alla cui testa c’è Dio. È al centro dell’intero sistema. È il più grande, viene spinto in profondità ed esaltato, è immobile e, da solo, rivolto verso l’esterno dell’altare. La sua faccia è seria. Dirige il suo sguardo nello spazio e il suo gesto costante è privo di possibilità.

Questa è una benedizione, ma anche un’affermazione della massima necessità. È di colore: nel colore rosso che brucia, che si rovescia dappertutto, che si illumina negli angoli più profondi del polittico e solo nelle pieghe dei suoi indumenti trova il suo massimo fuoco. Dalla figura del dio-padre, fin dall’inizio, come dal punto di riferimento, la gerarchia si svolge solennemente. Maria e Giovanni Battista, raffigurati accanto a lui, sono soggetti a lui; anche esaltati, sono privati ​​della sua stabile simmetria. In essi la plastica non è conquistata dal colore e l’infinita e profonda sonorità del colore non diventa intensa, ardente.

Sono più fisici, non si fondono con lo sfondo. I seguenti sono angeli.

Sono come le sorelle più giovani di Maria. E il colore in queste porte si attenua e diventa più caldo. Ma, come per compensare l’attività cromatica indebolita, sono rappresentati dai cantanti. L’accuratezza delle loro espressioni facciali rende per lo spettatore un’altezza visiva, quasi percepita, dell’altezza e della trasparenza del suono dei loro canti.

E più forte e materiale è l’aspetto di Adamo ed Eva. La loro nudità non è solo indicata, ma presentata in tutta la sua ovvietà. Sono alti, rigonfiamenti reali. Vediamo come la pelle diventa rosa sulle ginocchia e sulle mani di Adamo, come si arrotondano le forme di Eva.

Pertanto, il livello superiore dell’altare si sviluppa come una sorprendente gerarchia di realtà nel suo costante cambiamento. Il livello inferiore, raffigurante il culto dell’agnello, è sistemato in modo diverso e contrastato con quello superiore.

Radiante, apparentemente immenso, si estende dal primo piano, dove la struttura di ogni fiore è riconoscibile, all’infinito, dove sottili verticali di cipressi e chiese si alternano in una sequenza libera. Questo livello ha proprietà panoramiche. I suoi eroi agiscono non come un singolo dato, ma come parte di una moltitudine: clero ed eremiti, profeti e apostoli, mogli di martiri e santi si riuniscono in processione da tutta la terra in movimento dimensionale.

In silenzio o con il canto, circondano l’agnello sacro – un simbolo della missione sacrificale di Cristo.

Le loro solenni comunità passano davanti a noi, in tutta la sua vivacità, gli spazi terrestri e celesti si aprono, e il paesaggio assume un significato eccitante e nuovo, più che una visione lontana, diventa una sorta di incarnazione dell’universo. Il livello inferiore rappresenta un altro aspetto della realtà rispetto a quello superiore, ma entrambi costituiscono unità. In concomitanza con lo spazio di “Culto”, il colore delle vesti del Dio-Padre fiammeggia ancora di più. Allo stesso tempo, la sua figura grandiosa non reprime l’ambiente – si alza, come se irradiasse da se stesso gli inizi della bellezza e della realtà, incorona e abbraccia tutto.

E come centro di equilibrio, come punto, che completa l’intera costruzione compositiva, una preziosa corona traforata, iridescente con tutto l’immaginabile multicolore, è posta sotto la sua figura. Non è difficile vedere nell’altare di Gand i principi delle miniature degli anni ’20 del XV secolo,

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