Il dipinto di David “La morte di Marat” raffigura un evento che scosse profondamente l’opinione pubblica in Francia nel 1793 obiettivo. Il 13 luglio, il rivoluzionario Jean-Paul Marat fu ucciso nella sua stessa casa da Charlotte Corday, una giovane aristocratica, una sostenitrice dei Girondini. Riferendosi alla necessità di trasferire informazioni segrete a Marat, la donna ha insistito sul fatto che le prendesse sul personale. Ammessa nella stanza in cui Marat faceva il bagno tutti i giorni, gli diede un colpo mortale con un coltello, mentre scriveva mentre era seduto in acqua.
La donna fu immediatamente arrestata e ghigliottinata tre giorni dopo.
Nella foto, la vittima funge da grande esempio storico. Trasmettendo l’essenza dell’evento, l’artista ha abbandonato l’eloquenza e lo stile energico delle sue prime opere sulla trama storica e ha perpetuato la memoria del suo amico Jean Paul Marat, che ha incontrato solo un giorno prima dell’atrocità, nella forma di un Cristo angoscioso, tratto dall’iconografia religiosa. La tela è un messaggio civile e allo stesso tempo un omaggio al politico e ad un amico.
Il dipinto fu commissionato da Jacques Louis David immediatamente dopo la morte di Marat. Ha firmato: “Marat – David, secondo anno”. Questo lavoro fu completato nell’ottobre 1793, o nel secondo anno, nel mese di Wendemier, secondo il calendario rivoluzionario, entrato in vigore nel 1791.
Marat è raffigurato come senza vita, in un bagno, in cui ha curato la malattia della pelle che lo infastidiva. Ferita profonda ben visibile. La mano destra reclinata regge ancora la penna e la sinistra stringe la “lettera insidiosa” che gli è stata data dall’assassino: “Marie Anna Charlotte Korda al cittadino Marat. Sono molto infelice, e questo è abbastanza per garantire la tua posizione.”
Nell’immagine, che colpisce l’inesorabile verismo della narrazione, c’è un evidente accenno nascosto all’iconografia religiosa: il defunto è come Cristo rimosso dalla croce. Questa è una figura emblematica in cui una persona è associata al suo destino, alla sua malattia e alla sua terribile morte, che l’ha raggiunta nel momento più alto dell’esistenza: il lavoro intellettuale al servizio della rivoluzione. Colpisce chiaramente il desiderio di creare un’icona secolare.
La ferita mortale al petto, il bagno, la piuma, il calamaio e la scatola di legno sono interpretati dall’artista come emblemi di identificazione e martirio della vittima.
David fece due copie dell’immagine, le cui tracce andarono immediatamente perse. Furono inventariati dopo la sua morte nell’appartamento dell’artista Antoine Jean Gros, uno dei migliori studenti di David, che era anche il proprietario ufficiale delle opere d’arte destinate alla collezione di Napoleone. Nel 1835, il nipote dell’artista Jules David acquistò il dipinto originale da sua zia, la baronessa Meunier. Nel 1885, una copia di Paul Durand-Ruel cadde nelle mani del mercante, e nel 1889 istituì un processo sensazionale contro la vedova di Jules David, sostenendo di possedere la tela con la composizione originale.
Nel 1893, il dipinto della vedova di Jules David fu incluso nella collezione del Museo di Bruxelles, mentre l’altro fu acquistato dal Museo Nazionale di Versailles.