Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo – Salvador Dali

Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo   Salvador Dali

Il nome completo del dipinto – “Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo, che è diventato una scala, tre vertebre della colonna, del cielo e dell’architettura”. Il modello – moglie e musa dell’artista – è raffigurato due volte. Come un’immagine vestita di carne di una bella donna con un corpo perfetto – e come la sua proiezione geometricamente idealizzata sul piano di uno sfondo celeste.

Il primo piano è un gala nudo seduto con le spalle allo spettatore. Alla sua sinistra c’è un muro con una maschera di gesso. Forse questa maschera è un omaggio alle tecniche e ai soggetti preferiti della pittura classica, a cui Dalì si rivolgeva spesso durante quel periodo del suo lavoro. Un dente di leone cresce accanto a una donna: soffice, non ancora volato.

Se un muro con una maschera sembra la personificazione dell’eterno e immutabile, allora il dente di leone qui, molto probabilmente, è un’allegoria della transitorietà.

Ci sono crepe sul muro. I capelli leggermente arruffati della modella sembrano essere la continuazione di queste crepe. Una donna non vede l’ora di proiettare il proprio corpo nello spazio del deserto. Sulla proiezione della forcina tra i capelli trasformata in un pettine o simile a una corona.

Ad un esame più attento, la “corona” risulta essere l’ingresso che conduce nella testa.

La figura di proiezione, delinea idealmente la ripetizione del prototipo, ha perso la sua fisicità e le sue proprietà di carne. Si trasforma in un pergolato traforato con colonne e una tenda sul tetto attraverso la quale i cieli brillano. Arbour divenne una cornice per il cielo.

Piuttosto, per il suo frammento, limitato dalla forma architettonica. Anche il cielo negli spazi vuoti del pergolato fa parte della proiezione di Gala; è appropriato per esso e si scioglie in esso.

Una delle brillanti impressioni d’infanzia di Dalì, nel suo ricordo, era il guscio chitinoso vuoto di un insetto morto e il cielo, visibile attraverso i buchi di questo guscio. L’eco di questo ricordo costringeva continuamente l’artista alla ricerca della purezza assoluta a guardare il cielo attraverso la carne.

In quella parte del firmamento, che è delineata e catturata dal contorno del tronco-albero, puoi vedere due cerchi. Innanzitutto, l’occhio disegna un cerchio e lo identifica come un disco del tramonto. Ma un po ‘a sinistra e poi ne appare un altro, più piccolo.

Poi arriva la comprensione che il primo disco è molto probabilmente una proiezione del seno destro di un prototipo femminile. All’interno del gazebo – una scultura su un piedistallo: vagamente riconoscibile, ma a contorni che ricorda una classica statua antica di Hermes.

In generale, la composizione dell’immagine ti fa pensare alla dualità della natura della musa dell’autore. È sia una donna terrena abbastanza materiale, sia il suo bizzarro riflesso agli occhi di un brillante pazzo.

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