Acquisito nel 1975 da Huba Chet. In precedenza, era nel meeting di Weber ad Amburgo, messo all’asta nel 1912 a Monaco dall’antiquario Lepke; nel 1912-1924 era nella congregazione di Budapest di Sandor Lederer, allora di proprietà dei suoi eredi.
Esposto nel 1937-1938 alla mostra “Maestri italiani antichi. Dipinti, statue di collezioni private ungheresi” nel Salone Nazionale di Budapest; nel 1946 – alla mostra “I vecchi maestri nelle collezioni private ungheresi” nel Museo delle Belle Arti di Budapest e nel 1973 alla mostra “Arte del Rinascimento in Europa”.
Relativamente poche opere di questo maestro sono state conservate. Questo è il suo lavoro in abbonamento caduto in Ungheria grazie a uno dei collezionisti ungheresi più istruiti Sandor Lederer, uno scienziato che possedeva una vasta conoscenza e buon gusto.
Girolamo da Treviso ha continuato le tradizioni della scuola di Murano, era un seguace principalmente di Bartolomeo Vivarini. Per i suoi primi lavori è caratterizzato dalla predominanza di linee solide e forme spezzanti. Quest’opera porta l’impronta di queste particolari caratteristiche stilistiche, tuttavia qui si manifesta anche una nuova caratteristica: il maestro ha sfruttato le tecniche della scrittura ad olio che si diffusero a Venezia nella seconda metà del 1470; il colore dell’immagine è morbido, setoso.
Non è difficile notare l’influenza di Giovanni Bellini in questo.
L’autore della nostra foto ha preso in prestito una sua composizione. Non conosciamo la stessa identica opera di Bellini, quindi questa opera di Girolamo e Treviso non è un’imitazione cieca, ma una versione simile al tema della Madonna di Bellini, scritta intorno al 1475.
Nella pittura veneziana, questa composizione è generalmente ampiamente utilizzata, ne esistono molte copie e opzioni. Girolamo era fondamentalmente un maestro provinciale. Ha imparato alcuni degli ultimi risultati della pittura, ma non li ha usati in modo coerente.
Un esempio tipico: l’artista è riuscito a rappresentare perfettamente il broccato morbido, creando una completa illusione di tessuto, ma nell’immagine del paesaggio sullo sfondo non c’è un angolo di vista dell’artista; a quei tempi, la prospettiva aerea era già inclusa nella pratica quotidiana dei principali maestri della scuola veneziana, e nella nostra immagine non lo è affatto.