Nella foto di Jan van Eyck “Madonna in the Church”, specifiche osservazioni sul campo occupano molto spazio. L’arte europea precedente non conosceva immagini naturali così vitali del mondo reale. L’artista dipinge minuziosamente i dettagli scultorei, non dimentica di accendere candele vicino alla statua della Madonna nella barriera dell’altare, segna una crepa nel muro e dietro la finestra mostra i contorni deboli dell’arco-butano.
L’interno è pieno di una luce dorata. La luce scorre lungo le volte della chiesa, con raggi di sole che giacciono sulle lastre del pavimento, scorrendo liberamente nelle porte aperte a lui. Tuttavia, il maestro pone la figura di Maria, la testa che raggiunge le finestre del secondo livello, in questo interno vitale.
Eppure una tale combinazione non-scala di una figura e di un’architettura non fa un’impressione di improbabilità, perché nella pittura di Madonna nella Chiesa di Van Eyck non prevalgono esattamente le stesse relazioni e connessioni nella vita.
La luce che penetra è reale, ma dà anche all’immagine le caratteristiche di un’illuminazione sublime e informa i colori di una straordinaria intensità del suono. Non è un caso che l’eco di colore del mantello blu di Maria e il suo vestito rosso attraversino la chiesa: questi due colori lampeggiano nella corona di Maria, intrecciati nell’abbigliamento degli angeli visti nelle profondità della chiesa, illuminati sotto le volte e sulla crocifissione, che incorona la barriera dell’altare e poi si sbriciolano in piccoli scintille nella più lontana vetrata della cattedrale.