Dipinto dell’artista italiano Sebastiano Ricci “Iefte e sua figlia”. La dimensione del dipinto è di 182 x 130 cm, olio su tela. Questa foto di Sebastiano Ricci è dedicata alla storia biblica dell’Antico Testamento su Iefte, che sacrificò sua figlia. Iefte è uno dei giudici più famosi di Israele.
Sua madre era una prostituta di Galaad, nella tribù trans-giordana di Manasse.
Privato della sua eredità dai suoi fratelli liberi, Iefte si ritirò nel deserto e lì divenne un capo di una banda di ladri. Ma nel cuore di Jefte il fuoco del patriottismo non si spense e quando il popolo israeliano, sfinito dal rovinoso giogo degli ammoniti, gli fece appello per l’aiuto nella lotta contro questi predatori, Iefte rispose a questo motivo, divenne il capo della milizia riunita e sconfisse completamente il nemico.
A questa vittoria si associa la storia di questo Iefte prima della campagna del giuramento, la cui vittima era la sua unica figlia, la sposa, che lui, in adempimento del suo giuramento, doveva portare a un olocausto. Gli interpreti si riferiscono a questo fatto in modo diverso: alcuni lo capiscono letteralmente, nel senso del sacrificio umano, altri credono che la figlia di Iefte rimase nella sua verginità e si dedicava a servire il tabernacolo. Iefte fu un giudice israeliano per sei anni e morì da solo; nella prole non c’era nemmeno un ricordo del luogo della sua sepoltura.
La storia della vita di Iefte è descritta nel libro dei Giudici. Tuttavia, la storia di Iefte, che ha sacrificato sua figlia, è descritta nella Bibbia con una misteriosa incertezza che il fatto del sacrificio può essere interpretato in modo diverso, e la maggior parte dei più recenti ricercatori tende a spiegare che la figlia di Iefte si dedicava semplicemente a servire Dio al Tabernacolo. In ogni caso, la legge di Mosè proibisce chiaramente il sacrificio umano come un “abominio” davanti al Signore.