Esistono due varianti del dipinto “Crocifissione”. Entrambe le versioni hanno prodotto un’impressione deprimente sul pubblico. La profondità della disperazione degli ultimi minuti della vita terrena di Cristo e del suo martirio, quando il corpo pendeva inerte sulla croce, e i lineamenti del viso erano ancora distorti dall’agonia della morte e dall’ultimo grido di dolore, non lasciava nessuno indifferente. La pittura di Ge in questo lavoro è insolitamente espressiva e sorprendentemente espressiva.
La principale tecnica grafica qui è un netto contrasto di luci e ombre.
Il destino dei “Crocifissi” è drammatico. La lunga vergogna dei dipinti del “ciclo della Passione” portò al fatto che il figlio dell’artista lasciò la Russia nel 1899, portando con sé diverse opere di suo padre, molti schizzi ed entrambe le versioni della Crocifissione. Fino al 1952, furono tenuti in un castello vicino a Ginevra, ma dopo la morte della sua padrona furono venduti e caddero in mani sconosciute.
La prima versione fu fortunata ad essere nel museo di Parigi d’Orsay, e nella primavera del 2006 “Crocifissione” fu esposta nella sala Ge della Galleria Tretyakov di Stato insieme ad altre opere del “Ciclo della Passione”.
Alla fine della mostra la tela tornò a Parigi. La seconda variante è emersa dalla non esistenza nel XX secolo ed è stata proposta da un certo collezionista svizzero al Ministero della Cultura dell’URSS. C’è stato un rifiuto dell’acquisizione di questo capolavoro e l’immagine è nuovamente affondata nell’oblio.
Da allora, la sua posizione, così come il destino di molte altre opere del pittore, esportate in Svizzera, rimane sconosciuto.