Il “Compianto di Cristo” faceva parte dell’altare maggiore, scritto da Bellini per la chiesa di San Francesco a Pesaro. Al centro della quale era la composizione “Incoronazione della Madonna”, e ai lati – scene più piccole. La pittoresca tavola era posta in alto, quindi, probabilmente, la prospettiva di quella raffigurata: le figure non sono viste molto dal basso.
Nella pittura veneziana Bellini completò Early, rivelando allo stesso tempo il Rinascimento. Stava già attivamente utilizzando colori ad olio, e quindi il colore delle sue opere è ricco, i colori sono morbidi e i contorni delle figure non sono così duri come nei dipinti di altri artisti di Quattro.
Una delle innovazioni era che la cosa principale per Bellini non era la trama, non la soluzione pittorica, non il desiderio di descrivere in dettaglio i mondi visibili e invisibili, come molti dei suoi contemporanei, ma il suo umore. Nel presente lavoro, l’episodio evangelico stesso ha permesso di trasmettere i sentimenti dei personaggi. Sul volto del Salvatore, c’è una traccia di sofferenza vissuta, gli altri partecipanti alla scena sono pieni di profonda tristezza, espressi con moderazione, perché la cosa principale qui è un tremendo amore che riempie di calore tutto ciò che è nella foto: Cristo, che ha redento i peccati delle persone e i Suoi seguaci.
San Giuseppe d’Arimatea sostiene con cura il cadavere di Gesù, Santa Maria Maddalena, prendendogli la mano con ansiosa tenerezza, ungendolo con pace dalla nave portata da San Nicodemo. La cura di Giuseppe d’Arimatea, dietro la quale nasconde il suo dolore, fa eco al volto aspro e gentile di Nicodemo, le cui spalle larghe risvegliano la fragilità di Maria Maddalena. Le lacrime con cui l’anima di questa donna è troppo piena vengono involontariamente accostate ai tormenti subiti da Cristo e la scala della sua sofferenza, incomparabile a qualsiasi cosa, diventa visibile.