Il veneziano Antonio Canaletto ha iniziato la sua carriera creativa come scenografo, seguendo un percorso battuto da suo padre, anche lui artista teatrale, Bernardo Canal. È noto che il pittore ha usato la “camera obskura”, un dispositivo ottico che ha permesso di catturare in modo molto preciso varie viste panoramiche.
Tuttavia, è ovvio che la pratica teatrale originale ha sviluppato in lui un sottile senso della disposizione dello spazio, una notevole capacità di usare la prospettiva. Le opere di Canaletto crearono una sensazione, e ricchi viaggiatori che vollero conservare la memoria della Serenissima, per ottenere una “versione da esportazione del mito veneziano”, con i loro innumerevoli ordini lo fecero diventare un uomo ricco. Tuttavia, anche le città vicine della regione appartenenti alla Repubblica di Venezia sono state oggetto di attenzione dell’artista.
Dal 1746 al 1756 il maestro visse e lavorò in Inghilterra. Il termine “capriccio” è diventato popolare in Italia dalla fine del XVI secolo. In contrasto con il già consolidato naturalismo del caravaggismo, alcuni artisti hanno sostenuto la libertà della fantasia. Così, nel genere sopra citato, è diventata possibile la connessione di un motivo reale e immaginario, rovine fantasiose, un gioco di luci e ombre e talvolta immagini fantastiche.
Un tempo Porta del Portello serviva da ingresso alla città di Padova.
Canaletto combina rovine antiche e gotiche, coprendo vecchi edifici con arbusti spuntati su di essi. Quindi lega illusivamente insieme motivi naturali e volumi artificiali di edifici. Nella sua arte appare un’immagine preferita: l’immagine del maestoso spazio celeste con nuvole fluenti, che si riflettono nelle acque fluenti.
Entrambi i paesaggi, dati e considerati come il “Capriccio con rovine ed edifici antichi”, così popolari da essere spesso copiati.