L’immagine è una delle opzioni per lo sviluppo del tema evangelico di “Crocifissione”, su cui l’artista ha lavorato negli ultimi anni della sua vita. Al centro del dipinto incompiuto “Golgota” si trova Cristo e i due ladri. Disperato, il Figlio di Dio chiuse gli occhi, gettò indietro la testa.
Alla sua sinistra, un criminale non pentito con le mani legate, gli occhi spalancati per l’orrore, la bocca semiaperta. A destra è un giovane rapinatore pentito, tristemente allontanato. Tutte le figure sulla tela sono fisse. Gli abiti viola di Cristo e il giallo scuro di un rapinatore pentito, la cima piatta bianca del Calvario, le ombre blu sono dipinte a grandi linee.
Veniva spesso rimproverato per aver trascurato la forma: abusando dei contrasti di colori, luci e ombre. Forse è stata la ricerca di una nuova forma in grado di esprimere la passione che ha guidato l’artista: “Scuoterò tutti i loro cervelli con la sofferenza di Cristo… Li farò piangere, non commuoverli…”.
Allo stesso tempo, l’idea che ha ispirato Ge era morale, non religiosa. Secondo A. N. Benoit, egli vide Cristo “piuttosto come un predicatore diretto della moralità umana, perendo per mano delle persone cattive e dando alla gente un esempio di come soffrire e morire, piuttosto che un profeta e un Dio”. Fino alla fine della sua vita, Nicholas Ge ha ispirato la speranza che con l’aiuto dell’arte una persona possa vedere la luce e che il mondo possa essere corretto.