Alcuni secoli fa, il moderno Vasily Perov Mytischi era famoso per la deliziosa acqua cristallina delle sue sorgenti. Qui, Caterina II stessa fu in grado di placare la sua sete, che amava così tanto l’acqua locale che l’imperatrice emanò persino un decreto sulla costruzione del sistema di approvvigionamento idrico Mytishchi-Mosca. In generale, bere il tè a Mytishchi era considerato una buona forma.
Nel frattempo, l’immagine di V. Perov non glorifica affatto gli amanti di tale tè. L’artista ha ripetutamente incontrato gli importanti monaci che bevevano compiaciuto tè, mendicanti strappati e storpi, che venivano cacciati dalle ancelle dalle tenute. Il maestro, nel suo lavoro, ha cercato innanzitutto di descrivere la vita reale, di esporre e ridicolizzare i vizi radicati nella società russa del XIX secolo.
Il risultato di un attento lavoro è stato il dipinto “Bere tè a Mytishchi, vicino a Mosca”.
Lo spettatore si affaccia sull’angolo ombreggiato del giardino. Qui, seduto a un tavolo con una tovaglia a motivi coperta, l’importante monaco contento sorseggia il tè fresco dal piattino. Un samovar caldo brilla al sole con un luccichio, una bella teiera è pronta in qualsiasi momento per regalare ad un caro ospite un’altra tazza di bevanda aromatizzata, cracker e altri piatti da tè sono in attesa dietro le quinte. Intorno al monaco, cercando di compiacerlo, una ragazza si sta dando da fare.
E così, quando un veterano storpio cieco con una gamba sola e il suo ragazzo guida scalzo arrivano al tavolo del prete, la padrona di casa allontana casualmente il mendicante in modo che non interferisca con il pasto del monaco.
Il lato brutto della vita reale si riflette sulla tela. Coloro che sono predestinati dall’alto per mostrare misericordia, amore per il prossimo e benevolenza, si rivelano infatti insensibili, prendendosi cura solo del proprio bene e piacere. Il monaco dalla faccia larga, ben nutrito, non ha fretta di fare l’elemosina, e a suo agio continua a sorseggiare il tè, godendosi il riposo e l’attenzione della padrona di casa, che è anche indifferente alla sfortuna e alla debolezza di qualcun altro.
Non si affrettano a confortare il mendicante e altri due sacerdoti. Uno è impegnato a parlare con una donna anziana, il secondo a sorseggiare un tè. E la mano dello storpio, protesa nel gesto dell’accattonaggio, non trova supporto e supporto.
L’immagine, eseguita in una gamma grigio-marrone, con un disegno fotograficamente accurato di gesti, espressioni facciali e posture dei personaggi, con una trama topica accusatoria, ha fatto un’impressione indelebile sui contemporanei pensanti e ha reso V. Perov un famoso pittore di genere satirista.