A differenza di molti suoi contemporanei, maestri veneziani, Giorgione non ha scritto grandi composizioni multi-figure. Nelle sue opere, era laconico, esprimeva l’essenza della comprensione associativa interna della trama, dando spesso allo spettatore l’opportunità di riflettere e comprendere il quadro.
Nell’Adorazione dei pastori, oltre alle figure obbligatorie della Sacra Famiglia e dei pastori in ginocchio, il paesaggio occupa un posto importante – non solo lo sfondo, ma un partecipante attivo all’azione. La sua prospettiva profonda all’orizzonte è chiusa da montagne blu, che creano un senso naturale di spazio e aria.
Il ruolo speciale dell’illuminazione, che è diventato diverso: la chiara purezza del primo mattino, caratteristica delle opere del Quattrocento, è stata sostituita da una fioca luce pomeridiana, che conferisce al quadro maggiore integrità e ingombro. Il tono marrone scuro della caverna sottolinea magnificamente e in contrasto i colori degli abiti di Giuseppe, Maria e due pastori, i cui schienali piegati si ripetono dolcemente e ritmicamente nelle linee ovali che delimitano l’ingresso della caverna, vicino alla quale si trovano gli eroi.
Sulle attività dell’artista sono rimasti pochissimi documenti. Non è stato trovato un unico abbonamento a dipinti di Giorgione, alcune delle sue opere incompiute conosciute oggi solo da incisioni e copie. L’attribuzione delle opere del maestro è un problema piuttosto complicato che ha causato polemiche tra gli storici dell’arte sin dal XVI secolo.
Oggi, la maggior parte dei ricercatori è incline a credere che l’autore dell’Adorazione dei Magi sia Giorgione, anche se ci sono state molte discussioni al riguardo nel 20 ° secolo.