Proserpina – Dante-Gabriel Rossetti

Proserpina   Dante Gabriel Rossetti

Tra quei personaggi mitologici che catturarono l’immaginazione di Rossetti c’era Proserpina. Nel 1871, l’artista scrisse Pandora con uno scrigno consegnato da Giove, da cui fuggirono tutti i problemi del mondo, e cinque anni dopo creò una delle sue tele più impressionanti: un’immagine di Astarte, la dea siriana dell’amore. L’immagine di Proserpina attirava invariabilmente l’artista; Nell’ultimo decennio della sua vita, Rossetti ha creato otto varianti di questa immagine.

Tutti presentano le caratteristiche di Jane Morris, con la quale Rossetti divenne molto vicino al 1869, sette anni dopo la morte della sua prima moglie, Elizabeth Siddal.

Negli studi moderni, la vita di Jane viene confrontata con la storia dell’antica dea, che, avendo assaggiato i semi di melograno, fu costretta a trascorrere un po ‘di tempo negli inferi con suo marito Plutone e alcuni sulla terra, dove la primavera tornò con il suo arrivo. Rossetti idolatrava Jane, sposata con William Morris. E anche se i dati storici su fino a che punto la loro relazione non andasse più, Morris indubbiamente era abbastanza tollerante con l’ossessione del suo amico, dal momento che ha diviso il suo luogo di residenza in tre a Kelmscott House nell’Oxfordshire dal 1871 al 1874.

Qui Proserpina è raffigurata con un melograno in mano; si intrufola negli inferi. Non è chiaro se avesse un sapore del frutto fatale. Il mentore Rossetti ha spiegato il simbolismo dell’immagine, enfatizzando la luce sul muro dietro il personaggio come un’eco del mondo fuori terra, ora inaccessibile ad esso, mentre l’avvolgimento di edera lungo il muro simboleggia “ricordi indelebili”.

Rossetti ha scritto solo ragazze e donne che si sono distinte per i loro arti grandi e il collo forte, in contrasto con le fragili ed effimere creature che sono tradizionalmente associate al gentil sesso. Agli occhi di Reskin, sia le figure che i temi si distinguevano per l’eccessiva sensualità, e nel 1878 scrisse nella disperazione che Rossetti si era investito più della metà in letteratura, e in questo senso il compito posto nella pittura si rivelò al di là dei suoi poteri.

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