Palazzo Ducale e passeggiata Schiavoni – Antonio Canaletto

Palazzo Ducale e passeggiata Schiavoni   Antonio Canaletto

I poeti della casa di Venezia furono paragonati a “uccelli marini, che rendevano i loro nidi metà a terra, metà in mare”. Questa duplice natura della città natale di Canaletto era espressa meglio di chiunque altro. Ha catturato nella sua opera la magia di Venezia, come se fosse intessuto da un mago di luce, acqua e pietra.

La luce che filtrava dai dipinti di Canaletto accecava i contemporanei. “I suoi dipinti sono simili a quelli di Karlevaris”, ha scritto uno dei rivenditori di seconda mano al suo patrono, “ma solo su di essi puoi vedere il vero sole veneziano”. Karlevaris ha anche provato a dipingere il cielo azzurro di Venezia, ma non gli è stata data una sola composizione che combinasse armoniosamente l’aria trasparente con l’architettura stessa. Canaletto, al contrario, ci riuscì, a quanto pareva, senza troppe difficoltà.

Questo incessante gioco di luci è sorprendente.

E si trova letteralmente ovunque – come illustrazione citiamo il paesaggio del Palazzo Ducale e del Quiavon Quay. Canaletto è stato in grado di rappresentare abilmente l’ombra proiettata da case o figure di passanti. Trasmetteva magnificamente anche la trasparenza dei canali veneziani, testimonianza vivida del dipinto “Il Canal Grande: vista da Ca Foscar”, ca.

1735.

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