Il ritorno del figliol prodigo – Albrecht Durer

Il ritorno del figliol prodigo   Albrecht Durer

Tra le parabole evangeliche particolarmente vicine e comprensibili alle persone c’era la parabola del figliol prodigo. “Un certo uomo ha avuto due figli; e il più giovane di loro ha detto a suo padre: Padre, dammi la parte successiva della proprietà. E il padre ha diviso la proprietà per loro… Il figlio più giovane… è andato dall’altra parte e ha sperperato la sua proprietà, vivendo in modo dissoluto. Quando visse, arrivò la grande morbidezza in quel paese, e cominciò a desiderare e se ne andò, attaccato a uno degli abitanti di quel paese, e lo mandò nei campi per dar da mangiare ai maiali, ed era contento di riempirsi il ventre di corna, che mangiavano. maiali, ma nessuno gli ha dato. Venne da solo, disse quanti mercenari mio padre aveva in eccesso di pane e Sto morendo di fame!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te. ” Il figlio pentito tornò da suo padre e lo accettò con gioia.

Durer ha lavorato a lungo sull’incisione “Il ritorno del figliol prodigo”. Ha iniziato con numerosi schizzi, alla ricerca di una composizione. Finalmente il disegno era pronto. Tuttavia, ha solo delineato ciò che dovrebbe apparire sull’incisione, era più semplice e più schematico. L’artista si è lasciato libero di creare la tavola: non ha predeterminato ogni colpo, non ha predeterminato la sua mano ogni movimento.

Puoi iniziare l’incisione.

Dalle terre lontane, dove il figliol prodigo vagava e serviva da porco, Dürer si spostò nel cortile dei contadini tedeschi. Il cantiere è strettamente costruito con edifici. L’artista ha detto al pubblico: puoi sentire come sei tagliato fuori dalla tua casa paterna e non in una terra straniera lontana, ma nel quartiere di casa tua. Il punto non è in lontananza, ma in alienazione interna.

In alto, vicino l’uno all’altro case vicine chiudono il cortile da tutti i lati. Non lasciano scampo. Lo sguardo poggia sulle silenziose e cupe pareti. Le case intorno sono come estinte.

I cancelli e le porte sono chiusi ermeticamente, le finestre sono nere e cieche. E tra il ponte, il mucchio di letame e i maiali che circondavano il figliol prodigo – tutto ciò costituisce il primo piano – e le case, strette l’una contro l’altra, giacciono nello spazio vuoto del cortile.

Il cortile chiuso gli dà qualcosa in prigione. Nulla cresce su terra nuda. Perfino alcuni alberi vicino alla casa si voltarono e spoglii senza foglie. Il figliol prodigo, a stracci, a piedi nudi, stringe disperatamente le mani in preghiera.

Sembra che vedi come le dita serrate diventano bianche, sembra che senti la voce del pentito: “Padre! Ho peccato contro il cielo e di fronte a te e non sono degno di essere chiamato tuo figlio”. Il motivo della solitudine umana suona in “Il figliol prodigo” con un potere penetrante.

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