Evangelista Matthew e Angel – Rembrandt Harmens Van Rhine

Evangelista Matthew e Angel   Rembrandt Harmens Van Rhine

Dipinto dell’artista olandese Rembrandt van Rijn “L’evangelista Matteo e l’angelo”. La dimensione del dipinto è di 96 x 81 cm, olio su tela. Un semplice, maleducato contadino, un convinto sostenitore della fede, in passato – un esattore delle tasse, qui – l’evangelista Matthew, scrive le parole del suo padrone.

Abituato al lavoro fisico, Matthew tiene in mano una piuma, seguito da un angelo, che illumina il suo spirito, dettando le sue parole. Sensibilmente incomprensibile, ciò che chiamiamo ispirazione, l’impulso ad agire, il progressivo assalto che è la proprietà di tutti gli affari umani che trasformano il mondo – queste qualità erano solo occasionalmente incarnate in un’immagine così accattivante: il puro potere giovanile della creatività che dà la vecchiaia senza naturalezza alla vecchiaia.

Questa immagine ha rivelato uno straordinario senso psicologico della modernità: questa persona chiaramente ispirata non guarda un angelo o altrove, è immerso in se stesso e ascolta la sua voce interiore, l’angelo è in se stesso, non al di fuori di lui. In un modo straordinariamente pittoresco, in contrasto tra loro in entrambe le immagini, i tratti di pennello umanizzano il sovrumano – una natura invisibile, ma comprensiva, efficace, dai molti lati.

Gli studi più recenti suggeriscono una simpatia specifica per Rembrandt ai sociniani che furono espulsi dalla Polonia nella prima metà del secolo, i quali, basandosi principalmente sull’interpretazione del Nuovo Testamento, nella disputa sul cristianesimo preferirono una sana ragione umana e si ruppe con

Questo è il dogma della Chiesa cattolica e la posizione centrale del calvinismo riguarda la scelta divina salvatrice intesa. Nel 1653 seguì la spietata sconfitta dei Sociniani da parte della chiesa calvinista. Il concetto di Socinian della natura umana mortale originale di Cristo si incarna nell’opera di Rembrandt quando si allontana dal tipo tradizionale di Cristo, raffigurandolo come ebreo, secondo l’accuratezza storica.

Rembrandt combina l’umana tolleranza con l’ideologia e l’attività di questo gruppo religioso non ecclesiale, espresso nell’etica dogmatica dei suoi dipinti e diventando una realtà nei suoi contatti con il clero accademico di varie direzioni e con “persone basse” di varie nazionalità. La sua forte fiducia nell’uomo include l’appello morale del Sermone sul Monte per un amore efficace e altruistico nei confronti del prossimo e una dialettica profondamente consapevole: il primo può essere l’ultimo, l’ultimo il primo.

Tali coincidenze ideologiche, che non contraddicono sostanzialmente la dottrina della legge naturale della sovranità nazionale basata sulla coscienza repubblicana politica della dottrina della legge naturale, rispetto alle analogie mentali con Spinoza o Pascal. Le loro opinioni per ragioni puramente temporanee non potrebbero avere un impatto diretto su Rembrandt, sebbene per alcuni aspetti questa situazione non possa essere accettata senza esitazione.

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